Bruxelles chiederà al governo di ritirare le imposizioni del Golden Power a Unicredit per Bpm

Bruxelles irrompe sulla scena del risiko bancario e apre lo scontro con Roma per il caso Unicredit. Secondo quanto riferisce l’agenzia Bloomberg con una notizia in esclusiva, la Commissione sarebbe pronta ad attaccare il governo italiano per le imposizioni fatte alla banca milanese in cambio del via libera all’acquisizione del Banco Bpm ai sensi del Golden Power. Secondo l’agenzia di stampa americana, che cita fonti vicine al dossier, le autorità di regolamentazione comunitarie emetteranno presto delle conclusioni formali nei confronti dell’esecutivo Meloni, che pure ha difeso il provvedimento emanato a cavallo di Pasqua in tutti i modi e sul quale è atteso, per mercoledì 9 luglio, il verdetto del Tar del Lazio in seguito a un’istanza di Unicredit.
Ebbene, secondo Bruxelles, afferma Bloomberg, il governo non aveva il diritto di influire sul progetto di acquisizione del Banco Bpm da parte di UniCredit: la Commissione sosterrà quindi che, in base alle norme Ue sulle concentrazioni d’impresa, solo Bruxelles ha il potere legale di imporre condizioni all’operazione, che ha ottenuto il via libera comunitario il mese scorso. A Roma, sostiene Bloomberg, verrà quindi imposto di ritirare le condizioni oste a Unicredit per dare il via libera all’operazione. In caso contrario, potrebbe essere avviata una procedura di infrazione contro l’Italia per violazione del diritto comunitario.
In base ad una specifica procedura prevista dal regolamento sulle fusioni, la Commissione ha già mandato a Roma una richiesta di informazioni. Il passo successivo sarà questa lettera della DgComp con le valutazioni preliminari sul decreto Golden Power, attesa a breve. A Roma verrà quindi dato un lasso di tempo, probabilmente nell’ordine di mesi, per rispondere ai dubbi della Commissione. La notizia ha dato slancio ai titoli dei due istituti coinvolti, con il Banco che ha guadagnato in Borsa il 3,6% e Unicredit l’1,9 per cento.
Ai sensi delle norme Ue sulle concentrazioni, la Commissione ha giurisdizione esclusiva per esaminare le concentrazioni di dimensione unionale per motivi di concorrenza nel caso di operazioni che raggiungono determinate soglie di fatturato. “Ai sensi dell’articolo 21 del regolamento Ue sulle concentrazioni – aveva affermato un portavoce dell’esecutivo comunitario a maggio -, gli Stati membri possono tuttavia, in circostanze molto specifiche, imporre condizioni o bloccare un’operazione in considerazione di interessi legittimi, non correlati a motivi di concorrenza, come la sicurezza pubblica, il pluralismo dei media o le norme prudenziali”, aveva aggiunto, sottolineando però che si tratta di un’eccezione. “Qualsiasi altro interesse legittimo invocato dagli Stati membri deve essere comunicato alla Commissione ed essere debitamente giustificato – aveva affermato ancora in quell’occasione -. Gli Stati membri possono adottare misure per tutelare interessi legittimi come questi solo se compatibili con i principi generali e le altre disposizioni del diritto dell’Ue e se appropriate, proporzionate e non discriminatorie nel loro obiettivo di tutelare un interesse legittimo. La Commissione verifica la compatibilità di tali misure con il diritto dell’Ue. Anche nei casi limitati in cui non è richiesta la notifica preventiva, in caso di seri dubbi sulla conformità delle misure alle condizioni stabilite nell’articolo 21, gli Stati membri dovrebbero consultare la Commissione prima di adottarle”.
Il caso è distinto dal dialogo avviato con procedura Eu Pilot, il meccanismo informale di scambio nel caso di una potenziale inosservanza del diritto Ue da parte di uno Stato membro, precedente – se del caso – alla procedura di infrazione. L’Eu Pilot sul Golden Power dell’Italia è stato avviato e il governo giustificato l’intervento con la tutela della sicurezza pubblica, profilo di esclusiva competenza nazionale secondo il ministero dell’Economia e senza alcuna interferenza con la disciplina sovranazionale prevista dal regolamento concentrazioni.