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Cemento e asfalto stanno consumando il verde di Roma. La nostra campagna per il suolo e il futuro della città

Il Comune non sta bloccando il consumo di suolo, anzi, le sue decisioni sembrano andare nella direzione opposta. Vedi la Variante alle Norme Tecniche di Attuazione (NTA)
Cemento e asfalto stanno consumando il verde di Roma. La nostra campagna per il suolo e il futuro della città
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a cura di Anna Breda e Emanuele Genovese

Ci pensi mai al suolo? Quegli strati sovrapposti studiati a scuola, su cui camminiamo, guidiamo, abitiamo, non stanno solo lì sotto i nostri piedi. Quasi tutto ciò che ci circonda, dal cibo che mangiamo ai materiali con cui costruiamo, viene dal suolo, grazie alla sua capacità di produrre biomassa, di trasformare in vita ciò che è morto. Assume un ruolo fondamentale anche nella gestione del ciclo dell’acqua e nell’assorbimento di CO2 (se in buona salute, in caso contrario la emette), potenzialità importantissime nel contesto della crisi climatica che stiamo vivendo. E’ anche la casa del 25% della biodiversità globale.

Il suolo però, non è una risorsa illimitata. E’ un sistema vivente e attivo, ma fortemente minacciato dall’attività umana. Oltre a sfruttarlo con l’agricoltura intensiva e l’estrazione di minerali, danneggiarlo con l’uso di pesticidi, lo copriamo di cemento, appropriandoci di un bene che non è solo nostro. Compromettiamo le sue attività ecosistemiche, non solo per noi, vitali. Trasformiamo in morte ciò che è vivo.

Il problema del consumo di suolo a Roma

Il consumo di suolo a Roma è un problema. Un problema, purtroppo, destinato a peggiorare. Secondo gli ultimi dati ISPRA del 2024, la percentuale di suolo consumato a Roma è arrivata al 13,18%, 70.620 ettari. Che significa? Significa che le aree verdi della città sono diminuite negli ultimi anni e, con loro, tutti i benefici che queste apportano. Il verde urbano, oltre ad essere prezioso al benessere psicofisico di ogni cittadin∂, contrasta notevolmente il fenomeno delle isole di calore, aree cittadine (a Roma il 15,5% del territorio, studio CNR 2022) dove si verificano microclimi più caldi, a causa di asfalto, palazzi e smog. Inoltre, la maggior parte del suolo consumato, risulta essere impermeabilizzato per la presenza di asfalto o calcestruzzo. Ciò aumenta il rischio idrogeologico nella nostra città.

Il Comune come risponde? Il Comune non sta bloccando il consumo di suolo, anzi, le sue decisioni sembrano andare nella direzione opposta. L’11 dicembre 2024 l’Assemblea capitolina, con la Delibera 169 del 11 dicembre 2024, ha approvato una Variante alle Norme Tecniche di Attuazione (NTA), proposta dall’Amministrazione, al Piano regolatore Generale di Roma Capitale (PRG), mappa della città, di come è e di come sarà.

Le modifiche proposte coinvolgono 62 dei 113 articoli originari. Numerose sono le criticità riconosciute in questi emendamenti. Risulta evidente il privilegio dato alla dimensione edilizia, incoraggiando e lasciando molto spazio all’attività di privati, tra premi di cubature e incentivi di vario tipo, riconoscendo un “diritto a costruire” non presente nella legge italiana. Permettono di sacrificare i servizi e le aree verdi garantite dal DM 1444/68 a ogni cittadin∂, in cambio di denaro, laddove lo spazio non è sufficiente: servizi e spazi venduti ai costruttori.

A non essere evidente infatti, è come queste modifiche si impegnino a tutelare il bene di tutti ogni cittadin∂, il patrimonio paesaggistico e culturale comune. Il tema del consumo del suolo non è affrontato.

Dall’8 marzo al 7 aprile 2025 è stato possibile ad ogni cittadin∂ o associazione presentare le proprie osservazioni al testo delle NTA adottate, potendo proporre correzioni, cancellazioni e integrazioni ad uno o più articoli. Dopo questa finestra temporale, per 60 giorni l’Assessorato dovrà analizzare e discutere tali Osservazioni decidendo se respingerle o accettarle. Il testo dovrà quindi passare all’Assemblea Capitolina per l’approvazione definitiva, probabilmente in autunno.

Impegni di Roma in ambito ambientale

Molte delle modifiche delle NTA mettono in luce il reale orientamento del nostro Comune sulla questione del consumo di suolo. Tutto ciò però sembra contrastare il teorico impegno di Roma in ambito ambientale.

Nel 2008 la Rete Ecologica di Roma, mappa che identifica le aree verdi della città e le classifica in base alla loro ricchezza e fragilità, è stata formalmente integrata nel Piano Regolatore, come strumento prescrittivo. Uno strumento di grande potenzialità per la tutela del patrimonio ambientale, che non è stato mai aggiornato, non estendendo il suo dominio su nuove aree ecologicamente rilevanti emerse nel tempo. L’art. 72 del PRG, che disciplina la Rete Ecologica, è rimasto invariato. Una carenza che risulta incomprensibile dato l’aumento del rischio di disastri climatici a Roma e la necessità di adottare strategie territoriali a fronte di tale eventi.

Roma, oltretutto, sarebbe sempre più vincolata al livello europeo ad un maggiore impegno ecologico. Ad agosto del 2024, l’Unione Europea ha sottoscritto un regolamento dedicato al ripristino della natura: Nature Restoration Law. L’art. 8 chiede di mantenere invariata, tra il 2024 e il 2030, l’estensione complessiva delle aree verdi e di quelle a copertura arborea nelle zone urbane, dal 2031 poi ne è previsto un progressivo incremento. In progetto però, ci sono 1 mln di metri cubi di compensazioni urbanistiche da cementificare, considerati dal Comune come “già esistenti” perché previsti dalle precedenti modifiche al Piano Regolatore e legati a un diritto edificatorio inesistente, ma continuamente citato dalla Capitale.

Campagna e azioni FFF

Per questo il gruppo di Fridays For Future Roma ha scelto di costruire una campagna contro la cementificazione per cambiare le modifiche alle NTA. Le azioni intraprese o programmate sono:

una mappatura partecipata dove cittadin∂ o realtà possano segnalare aree da piantumare o da depavimentare;
-un primo lavoro di contatto con comitati locali con vertenze sul suolo e di dialogo per cercare di supportarli;
-prime azioni di piantumazione e depavimentazione in collaborazione con altre realtà;
-primi incontri di advocacy con i decisori politici nei municipi sia sulla loro posizione sulle NTA che sui progetti di compensazione che arriveranno sul territorio;
-eventi di divulgazione sulle NTA.

Questa non è solo una campagna per l‘adattamento climatico, ma anche sulla gestione urbanistica della città: non è infatti pensabile un minor consumo di suolo se non si cambia il sistema degli affitti e della rendita sulla casa nella Capitale. Proprio per questo la campagna procede parallela e complementare a quella del gruppo GRoRAB per la regolamentazione degli affitti brevi, anch’essa legata alle modifiche delle NTA.

Dalla gestione del suolo deriveranno scelte fondamentali per il futuro della città, determinanti anche per la prossima consiliatura. Se questa giunta continuerà a porre al centro progetti come lo stadio a Pietralata, in forte opposizione ai bisogni di chi abita Roma, la continuità istituzionale non sarà affatto scontata né auspicabile. Campagne con questi obiettivi sono in attivazione anche in altre città oltre a Roma, come ad esempio quella promossa a Bologna nella regione simbolo delle alluvioni e dove quindi il consumo di suolo ha l’impatto più visibile, cosa che potrebbe rendere possibile un rilancio di una delle più valide proposte di legge sul consumo di suolo.

Tutte queste lotte, apparentemente locali, sono tenute assieme da un obiettivo ancora più generale: quello di cambiare il rapporto, se ancora se ne può parlare in termini dualistici, fra città e campagna, aree urbane e rurali. Ma esiste davvero una divisione di questo tipo? O dovrebbe esistere? Molti movimenti credono che sia uno dei tanti aspetti della rottura ecologica che ha reso aliene e distanti le aree naturali nelle città. La sfida è tornare a creare corridoi ecologici, a Roma ad esempio potenziando la Rete Ecologica, allegato prescrittivo del PRG, per rendere le città nuovamente abitabili, sane e anche di chi le vive.

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