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Contratto metalmeccanici, spiraglio sul rinnovo: gli industriali convocano i sindacati

Federmeccanica e Assistal chiamano le sigle al tavolo il 15 luglio dopo mesi di stallo e 40 ore di sciopero: "Il confronto si svolga senza alcuna pregiudiziale". Fim, Fiom e Uilm: "Positivo"
Contratto metalmeccanici, spiraglio sul rinnovo: gli industriali convocano i sindacati
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C’è uno spiraglio sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Dopo mesi di stallo e 40 ore di sciopero, la trattativa è pronta a ripartire. Federmeccanica e Assistal hanno convocato i sindacati il 15 luglio al tavolo negoziale. “Siamo confidenti che il confronto si svolga senza alcuna pregiudiziale”, scrivono i presidenti delle due associazioni datoriali Federico Visintin – che lascerà l’incarico prima dell’incontro – e Roberto Rossi. In mattinata si erano mosse anche Unionmeccanica e Confapi, in rappresentanza delle piccole e medie imprese metalmeccaniche che occupano circa 400mila lavoratrici e lavoratori, incontrando i segretari generali di Fim-Fiom-Uilm.

Le ultime otto ore erano state proclamate il 20 giugno e non erano mancate azioni simboliche degli operai, stremati dal muro degli industriali, indisponibili a impostare il dialogo dalla piattaforma unitaria delle tre sigle. “La positiva ripresa della trattativa si concretizza grazie alla mobilitazione e 40 ore di sciopero. Il rinnovo del contratto collettivo nazionale è necessario per dare stabilità al principale settore industriale del nostro Paese e risposte alle richieste contrattuali avanzate nella piattaforma dalle metalmeccaniche e metalmeccanici”, dicono i leader dei tre sindacati Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella.

Federmeccanica e Assistal vorrebbero aumentare i salari solo nel caso ci sia inflazione. In sostanza i lavoratori non avrebbero alcuna certezza e scoprirebbero solo in corso d’anno, sulla base dell’andamento dei prezzi, se la loro busta paga è destinata ad appesantirsi o meno. I metalmeccanici chiedono invece aumenti già concordati, con un rialzo medio (calcolato sul livello C3) di 280 euro nel triennio. I sindacati chiedono anche che le proroghe dei contratti a termine oltre i 12 mesi siano consentite solo in casi specifici, limitando l’uso di somministrazioni e staff leasing, più formazione e si pongono l’obiettivo di una riduzione progressiva dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali a parità di salario.

Il contratto – che coinvolge quasi 2 milioni di persone – è scaduto da un anno e la trattativa si è arenata a novembre per l’indisponibilità delle associazioni datoriali a discutere di aumenti salariali prefissati. Da quel momento, i sindacati hanno iniziano una raffica di scioperi che nel corso degli mesi hanno portato il totale delle ore di astensione dal lavoro a 40, un monte che non veniva raggiunto dal 1997. Dopo l’ultimo sciopero, datato 20 giugno, il governo ha finalmente fatto una mossa convocando i metalmeccanici e gli industriali al ministero per sollecitare il ripristino di un confronto. Ora riparte, timidamente.

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