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“Venezia svenduta ai ricchi”, “Falso, ritorno d’immagine da 2 miliardi e mezzo”: le nozze vip di Jeff Bezos infiammano il dibattito politico

Tra ridicolo e parole fuori posto, paure di attentati ed estasi da rotocalco, tra esercizi retorici della politica che difende tutto e tutti dalle pulsioni pauperiste dei movimenti in guerra con la ricchezza, la Serenissima è diventata per qualche giorno lo scenario di una rappresentazione contraddittoria e perfetta

di Giuseppe Pietrobelli
“Venezia svenduta ai ricchi”, “Falso, ritorno d’immagine da 2 miliardi e mezzo”: le nozze vip di Jeff Bezos infiammano il dibattito politico

Fosse andato a Las Vegas o in Patagonia, al Taj Mahal o a Bollywood, non se ne sarebbe accorto nessuno. Invece Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo o poco ci manca, ha scelto Venezia per sposarsi con la compagna giornalista Lauren Sanchez. Ed è come se uno tsunami avesse attraversato l’Atlantico e l’Adriatico, andandosi ad abbattere sulla Riva degli Schiavoni, con buona pace del Mose che dovrebbe salvare la città dalle maree. Tra ridicolo e parole fuori posto, paure di attentati ed estasi da rotocalco, tra esercizi retorici della politica che difende tutto e tutti dalle pulsioni pauperiste dei movimenti in guerra con la ricchezza, la Serenissima è diventata per qualche giorno lo scenario di una rappresentazione contraddittoria e perfetta. Poi potrà tornare al suo turismo di massa, al vetro made in China e al pesce di plastica di certi ristoranti. C’è solo l’imbarazzo della scelta. La politica esalta fino all’onanismo la visibilità e la ricaduta economica, una pioggia di soldi su Venezia (e per pochi) ormai trasformata in baraccone. Ci sono i sostenitori dell’accoglienza per tutti i cittadini del mondo, che se vedessero spuntare una carretta del mare all’orizzonte della laguna, comincerebbero a sparare. C’è il jet set che segue percorsi sconosciuti ai comuni mortali, ma c’è anche la caccia alle star con gli ex marines che proteggono la loro privacy e sicurezza.

Probabilmente l’oscar del ridicolo se lo merita Giuseppe Pan, consigliere regionale leghista che se ne esce con un: “Se a Venezia non vi vogliono, venite a Cittadella”. Dal versante delle istituzioni è una bella corsa. Luca Zaia è irriducibie, con i suoi chiodi fissi: “Dobbiamo rispettare una coppia che viene qui a sposarsi, che sia Bezos o qualunque altra. Il ritorno d’immagine per Venezia è intorno ai 2 miliardi e mezzo di euro. Se poi a qualcuno fanno schifo i soldi d’accordo, ma è una questione che abbiamo già affrontato a Cortina che ora, grazie alle Olimpiadi 2026, è in pieno sviluppo”. Arrivano gli echi dal Parlamento. Angelo Bonelli, dei Verdi: “Venezia è blindata, ma anche comprata per tre giorni in una sorta di celebrazione sfrenata del lusso. Chiediamo al ministero degli Interni la libertà di poter manifestare un dissenso”. A corollario ricorda come Amazon sia sotto inchiesta per sfruttamento dei lavoratori. “La ricchezza di Bezos deriva da questo”. Antonio Iaria, M5S: “Non è giusto che lo Stato impieghi risorse pubbliche straordinarie per la sicurezza di un singolo, quando mancano fondi per il trasporto locale, la scuola, i servizi nei quartieri popolari. La nostra non è invidia. E poi: chi paga davvero?”. Gianluca Caramanna, deputato di Fratelli d’Italia, non vacilla: “Il matrimonio è una straordinaria vetrina internazionale per Venezia e l’Italia intera. Bisogna distinguere tra battaglie ideologiche e opportunità reali. Quella di oggi è un’occasione da cogliere”.

Le calli sono in fermento. Attivisti di Extinction Rebellion sono saliti su una gru davanti all’Hotel Danieli, per srotolare uno striscione, che fa il verso a Robin Hood: “Tassare i ricchi per ridare al pianeta”. Ci hanno pensato due giorni fa anche quelli di Greenpeace con un lenzuolone in piazza San Marco: “Se puoi affittare Venezia per il tuo matrimonio, puoi anche pagare le tasse”. Non si sono lasciati incantare dagli annunci di qualche donazione del miliardario all’ufficio veneziano dell’Unesco, del Corila e di Venice Internationale University che si occupano di ricerche sulla laguna. Continuano con gli annunci alla mobilitazione che vorrebbe creare qualche problema al programma delle feste, a partire da quella sull’Isola di San Giorgio (venerdì, evento principale). Una piccola vittoria l’hanno ottenuta costringendo Bezos a cambiare programma per la serata finale di sabato 28 giugno: invece che alla Scuola Grande della Misericordia (del sindaco Luigi Brugnaro) dovrà ripiegare in Arsenale, più facilmente difendibile da incursioni o bagni nei canali per fermare i motoscafi. Nel pomeriggio alle 17 un corteo di manifestanti partirà dalla stazione ferroviaria Santa Lucia, con una destinazione al momento non comunicata dal fronte dei “No Bezos”.

Non che il momento sia propizio, vista la crisi internazionale. Così Bezos ha rinunciato ai maxi yacht che staranno lontani dalla laguna. Sono invece arrivati “Arience”, un 60 metri del valore di 70 milioni di dollari, del finanziere statunitense Bill Miller, e il “Kismet” lungo 122 metri (vale 360 milioni di dollari) del miliardario Shahid Khan. È già a Venezia Ivanka Trump, figlia del presidente degli Stati Uniti, con marito e tre figli. Gli altri nomi famosi ­tra i 200 invitati, con jet privati messi a disposizione dallo sposo: Bill Gates, Lady Gaga, forse Elon Musk e Leonardo Di Caprio, Shakira, Mick Jagger, Elton John, Barbra Streisand. Un’organizzazione pazzesca, con pranzi all’Harrys Bar, da Cipriani, al Gritti, e pernottamenti nei grandi hotel. Una mobilitazione totale della città e, soprattutto, un costo inimmaginabile.

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