Somme stratosferiche per l’intramoenia anche all’ospedale di Orbassano: così si attacca l’interesse di tutti

“Guardi che da noi è anche peggio… Si documenti sul sito dell’Aso e scoprirà che nemmeno qui si scherza con la moltiplicazione dei pani e dei pesci”.
Mi aggiravo per i corridoi della Clinica Universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano (To), un po’ trepidante per l’imminente visita urologica, quando ho incontrato un dipendente in transito che mi ha fermato per commentare il mio post di qualche giorno prima sulle intra ed extramoenia milionarie di qualche luminare delle Molinette, l’altra clinica universitaria del Torinese oggetto di pesanti indagini proprio per la (presunta) allegria nella gestione dell’Alpi (Attività Libero Professionale Intramuraria) dei medici, in testa quelli delle cliniche universitarie. Alle Molinette i tre al top in aggiunta ai loro stipendi hanno incassato nel 2023 per l’Alpi rispettivamente €779.690, € 552.955 e € 506.113, gli altri a scendere. Questo oltre agli stipendi (docente universitario+dirigente medico).
Visita fatta, pure senza intoppi, giusto qualche sorrisino imbarazzato scambiato di sottecchi con altri; medici giovani e disponibili, tutto abbastanza efficiente e “moderno”. Torno a casa soddisfatto e mi dispongo alla ricerca dei compensi per Alpi dei medici dell’ospedale di Orbassano, così giusto per soddisfare la curiosità che mi ha suscitato il gentile dipendente incrociato nei corridoi qualche ora prima. Così scopro che il prof. F.P. – novello Goldfinger – nel 2023 ha guadagnato € 72.479, in qualità di Professore (universitario) ordinario con incarico di struttura complessa, e € 1.419.508 di Alpi. Non è un errore, poco meno di un milione e mezzo! Lo stesso era stato nel 2022, non ancora disponibili i dati 2024.
La somma stratosferica sembra ancora più grande se comparata ai compensi per Alpi dei suoi colleghi che prestano servizio nello stesso ospedale e fanno anche loro attività di libera professione. Per dire, chi lo segue nella classifica dei meglio pagati si assesta sui 71mila euro l’anno che si sommano ai circa 60mila di stipendio.
Sicuramente F.P. fa parte della categoria dei “luminari” di cui il Pd Valle, l’ex assessore Icardi, la direttrice della Scuola di Specialità e giornalisti al seguito temono la fuga dalla sanità pubblica, stressati dalla burocrazia e dalle limitazioni. Effettivamente non è un gioco da ragazzi intrecciare attività di alta specializzazione in cliniche private con la direzione di una struttura ospedaliera complessa, il tutto poi con l’attività di docenza universitaria, traendo da ogni attività il meglio. In fondo è bravo, lo merita.
In causa non è il “merito”, ma l’intreccio perverso e senza limiti che consente ad alcuni di far valere una rendita di posizione collegata all’uso che fanno delle strutture pubbliche (da cui prendere) e che ormai ha perso ogni riferimento con il contenuto delle prestazioni. Il Nobel per la Fisica, a Giorgio Parisi e ad altri due suoi colleghi, valse 869mila € in tutto, all’incirca due mesi di Alpi di Goldfinger. Nella manifattura un imprenditore, oltre al mestiere, deve investire di tasca sua dieci volte la redditività attesa, nella finanza almeno trenta. In altri termini, per portare a casa 1,5 milioni l’anno bisogna investirne almeno 15, più del doppio se l’investimento riguarda prodotti finanziari.
Il nostro Goldfinger, oltre al mestiere, non investe nulla di suo. La formazione gliel’ha pagata lo Stato con l’università e la scuola di specializzazione che gli ha messo a disposizione. Le capacità professionali, la competenza, la tecnica e tutto il resto sono state acquisite certo perché si è applicato, ma senza lo Stato e la sanità pubblica non sarebbe mai diventato il “luminare” che è. Per questo il suo reddito e le sue condotte non sono solo un suo fatto personale ma, in qualche modo, riguardano tutti noi che, in qualità di cittadini contribuenti, abbiamo concorso a finanziare tutto quanto gli è stato messo a disposizione e di cui Goldfinger continua a beneficiare. Anche quando esercita in strutture private.
Ecco il paradosso: dopo aver finanziato con le loro tasse tutto quanto necessita a formare i “luminari della medicina”, la gran parte dei cittadini normali è esclusa dalle loro prestazioni a causa delle tariffe esagerate, anche quando operano nel quadro della sanità pubblica. Dato che c’è un rapporto diretto tra la riduzione dei tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali e il controllo dell’attività libero professionale svolta in Alpi, è compito dei direttori generali delle Aziende Ospedaliere verificare la legittimità dei comportamenti del personale in servizio. A maggior ragione quando si può sospettare che mortifichino l’interesse di tutti a vantaggio di uno solo.
In attesa che il Direttore Generale dell’Aso San Luigi faccia le sue riflessioni, mi tocca rivalutare il neo Commissario delle Molinette Schael che ha deciso di riportare all’interno della struttura ospedaliere l’attività di Alpi, facendo arrabbiare (tantissimo) i medici universitari. Se si vuole controllare il flusso della “medicina a pagamento” da parte di dipendenti che, come Goldfinger, hanno scelto di rimanere nel Servizio sanitario pubblico, il modo più efficace per controllarne l’esercizio (orari e compatibilità con il lavoro ospedaliero) è ancora quello di farla svolgere all’interno delle strutture pubbliche, come peraltro era nelle intenzioni del legislatore quando istituì l’Alpi.