Ho fatto il tour tra i topi che banchettano dietro Piazza del Plebiscito

Caro sindaco Manfredi, ti scrivo così ti distraggo un po’ dalle tante incombenze quotidiane.
Non mi era mai successo. Quindici, forse anche di più, squittanti, rapidi, passavano da una postazione all’altra. Topi, grandi come gatti, iconici come Pulcinella, banchettano all’ombra di Piazza Plebiscito, tra incuria e note stonate.
Osservate bene le foto: le antiche mura dove sono poggiati i quattro cassonetti sono quelle dell’emiciclo del superbo colonnato della piazza. Dall’altra parte del muraglione si spalanca la maestosità della Basilica Regia, chiamata il mini Vaticano.



Mi accompagna per il Gran Tour tra topi e topesse l’avvocata Pia Baldassare, erede di famiglia di giuristi che hanno fatto la storia della città. Pia è sposata con Klaus Schuwerk, tedesco, architetto, ha costruito a Oslo il più grande museo di arte contemporanea della Scandinavia. Si affacciano ogni giorno da Palazzo Carignani, sotto i loro occhi, bellezza e degrado, le vette fra cui Napoli oscilla.
Da anni Pia fa la sentinella del decoro urbano, colleziona pec inviate al Comune, alla Municipalità, per segnalare i guasti di Piazza Plebiscito. Nel maggio 2020, in pieno lockdown, con i topi praticamente padroni della piazza, inviò la prima pec al Comune. Risposero che erano a conoscenza e avrebbero provveduto con urgenza. Intervennero due anni dopo nell’ottobre del 2022, nel mezzo ci furono numerose figliate di vispe zoccolette. I lavori di bonifica furono alquanto approssimativi, i buchi dell’antico basolato furono coperti maldestramente con colate di asfalto (sovrintendenza dov’eri?) e piazzarono qualche dissuasore. Un solo intervento non è bastato.
Eppure Pia ed io c’eravamo lasciati alle spalle tanta bellezza: all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici la rassegna “Musica e Potere” con il maestro Pierluigi Camicia al pianoforte che eseguiva “… due Soli e un Universo” spingeva a un’amara riflessione: perché continuare con lo “stupro” di Piazza Plebiscito. Mentre i topi vanno a nozze, un’accozzaglia di suoni spaccatimpani ha inaugurato sabato scorso la stagione dei concerti nella Piazza, già dal mattino transennata con bivacchi, file di gabinetti davanti la facciata di Palazzo Reale e immancabile Gran Finale di fuochi d’artificio dal colonnato della basilica. Ogni botto un colpo di grazia al porticato già “crepato” in tutti i sensi.



Foto di Annalisa Piromallo. La piazza quattro giorni dopo ancora non era stata pulita
Per fare spazio al concertone è stata perfino spostata di un giorno Masaniello, bellissima rappresentazione nel Cortile d’Onore di Palazzo Reale. Formidabile cast, una trentina fra musicisti e danzatori. E Ruben Rigillo, un potente capopopolo, come lo fu il padre Mariano 50 anni fa.
Sono passati 400 anni dalla rivoluzione (luglio 1647) contro i dazi, allora si chiamavano gabelle, su farina, sale, frutta. Ci vorrebbe un Masaniello tutti i giorni. Intanto è partita la petizione “Salviamo Piazza Plebiscito” dello studio legale Antonella e MarioIvan Esposito e ha raccolto migliaia di firme. E l’hanno fatta arrivare tramite l’ambasciatore neozelandese al team dell’American Cup. Un esempio di ingordigia senza fine: l’anno scorso Gigi D’Alessio ha blindato la piazza per otto concerti. Quest’anno se ne va allo Stadio Maradona. Un sospiro di sollievo: no, ritorna in Piazza Plebiscito a settembre.
Zoccole, zoccole… era il ritornello di Scugnizzi, uno dei musical più applauditi anche all’estero. Balla con le zoccole è il nostro. “Eppure basterebbe che i quattro cassonetti dove sguazzano i topi venissero una volta ogni 15 giorni, disinfettati e sostituiti”, suggerisce Pia. Buon senso, dove ti sei nascosto? Sotto lo sterco del demonio, cioè i soldi.