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L’allarme del procuratore di Palermo De Lucia: “Proliferazione di reati, così si ingolfa la macchina della giustizia”

L'intervista del capo dell'ufficio inquirente palermitano a La Stampa: "Separare le carriere non sposta di un giorno la durata dei processi. Cosa Nostra? Si sta concentrando sul boom turistico in Sicilia"
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Una proliferazione di reati, che bloccherà la macchina della giustizia. È l’allerta lanciata con un’intervista a La Stampa dal procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia. “Il processo contro i mafiosi è un processo come gli altri e, bene o male, ancora si riesce a fare. Quello che non si riesce a fare è il processo normale, che il cittadino ha bisogno si svolga in tempi ragionevoli. Ora abbiamo un proliferare di reati, ma sempre con le stesse regole. Non possiamo aumentare i processi perché aumentano i reati: così si ingolfa tutta la macchina“.

De Lucia è molto critico sulla riforma della separazione delle carriere in magistratura: “Non è una riforma della giustizia, ma della magistratura – sostiene – Separare le carriere non sposta di un giorno la durata dei processi. Inoltre, la separazione tra pubblico ministero e giudice già c’è”. Il riferimento è al fatto che attualmente è possibile passare dal ruolo di giudicante a requirente e viceversa solo una volta durante la carriera. “Con le modifiche proposte, invece, si avrà un pubblico ministero senza responsabilità. Questa riforma porta o a un pubblico ministero incontrollato o, in futuro, controllato dall’esecutivo”, aggiunge De Lucia. E ancora secondo il magistrato la riforma creerà “un pubblico ministero isolato e a rischio di diventare molto autoreferenziale”.

Il capo dell’ufficio inquirente palermitano dice la sua anche sulla lotta a Cosa Nostra. “Per combattere la mafia serve una strategia collettiva, investimenti e sviluppo economico e culturale”. A proposito dell’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro, il 16 gennaio del 2023, De Lucia dice che ha segnato “la fine dell’egemonia corleonese su Cosa Nostra. È stata la cattura dell’ultimo stragista. Il raggiungimento di un risultato che per lo Stato era obbligato. Se non l’avessimo arrestato, o l’avessimo trovato morto come suo padre, sarebbe passato il messaggio che Cosa Nostra è in grado di nascondere i suoi capi e farsi beffe dello Stato”. Adesso invece come stanno gli affari della piovra? Cosa Nostra, risponde il capo dei pm palermitani, si sta concentrando “sul boom turistico in Sicilia. Se lo sviluppo è caotico e non governato, l’organizzazione cerca di inserirsi lì”. Sul fronte normativo, il magistrato spiega che “le organizzazioni criminali si infiltrano dove c’è opacità, contraddizione”. Un esempio? “I subappalti a cascata. La prevenzione si è attenuata e le piccole imprese mafiose riescono a infiltrarsi proprio in quel settore”. Quale è la soluzione? “Bisognerebbe individuare dei tetti più severi oltre ai quali il subappalto non può essere a cascata”.

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