Morto Giancarlo Santalmassi, un pezzo di radio e tv: il rapimento Moro, la telecronaca di Vermicino, lo scontro in diretta con Tremonti

Il suo nome, il suo volto e la sua voce sono legati ad alcuni dei fatti più importanti della storia d’Italia: la notizia del rapimento di Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse, l’attentato a Papa Giovanni Paolo II, la tragedia di Vermicino che raccontò in una diretta tv alla quale l’intero Paese assistette col fiato sospeso per tre giorni. E’ morto a Roma, in una clinica dov’era ricoverato, Giancarlo Santalmassi, giornalista televisivo e radiofonico, a lungo alla Rai e poi direttore del radio giornale di Radio24.
Santalmassi entrò in Rai per concorso nel 1961. Il suo spirito innovatore lo portò a proporre la conduzione del telegiornale “all’americana”, cioè più dinamica, col giornalista che non faceva solo da “lettore di testi”. “Cercavo di spiegare il senso delle notizie che davo al mio destinatario, a chi mi ascoltava, e non al palazzo che le produceva” disse in un’intervista a Barbara Scaramucci, altra storica giornalista Rai, sul sito di Articolo 21. La sua telecronaca che seguì le operazioni – alla fine vane – per recuperare Alfredino Rampi, il bambino di 6 anni caduto in un pozzo artesiano in una frazione di Frascati, è stata a lungo un “caso di studio” per il giornalismo radiotelevisivo in Italia e in un certo senso una svolta. Santalmassi lo capì già mentre chiudeva quel collegamento: “Volevamo vedere un fatto di vita, e abbiamo visto un fatto di morte. Ci siamo arresi, abbiamo continuato fino all’ultimo. Ci domanderemo a lungo prossimamente a cosa è servito tutto questo, che cosa abbiamo voluto dimenticare, che cosa ci dovremmo ricordare, che cosa dovremo amare, che cosa dobbiamo odiare”.
Negli anni Novanta Santalmassi fu promosso prima vicedirettore del Gr della Rai e poi direttore di Radio Rai. E’ lui che inaugurò e condusse per primo Zapping, il programma del tardo pomeriggio di Radio1 in cui incrociava il parere degli ascoltatori con quello di opinionisti. Era un carattere inquieto, quasi focoso, rivendicava spesso la propria libertà e indipendenza. Nel 1999 passò a Radio 24 e qui fu il conduttore di Viva Voce (un talk show politico) e Hellzapoppin’, che prevedeva anche in questo caso il coinvolgimento e l’intervento dei radioascoltatori nella fascia che sarebbe diventata quella della Zanzara.
Il primo inciampo nella radio della Confindustria fu nel 22 marzo 2002 proprio a Viva Voce, quando l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga criticò pesantemente Antonio D’Amato, allora presidente degli industriali. Santalmassi fu accusato di non aver “saputo gestire” la trasmissione e nel 2003 fu messo alla porta e la trasmissione chiusa. Fu richiamato qualche anno più tardi e tornò a dirigere l’emittente. Tornò anche Viva Voce, affidata ad Alessandro Milan.
Ma il suo spirito libero e indipendente lo portò a un altro scontro frontale, questa volta con Giulio Tremonti. Era l’inizio di aprile del 2006, negli ultimi giorni della campagna elettorale che il centrodestra di governo finì per perdere. L’allora ministro si era irritato per alcune domande degli ascoltatori in diretta, per esempio sull’Ici, che era la promessa elettorale più forte di Silvio Berlusconi. A un certo punto, come riportò in una trascrizione Dagospia, all’ennesima domanda considerata “scomoda” (sulle pensioni) Tremonti sbotta, rivolto a Santalmassi: ”Ah, ho capito, ha organizzato”. Santalmassi risponde: ”Senta ministro, sia cortese. Qui nessuno fa il coglione! La prego, me l’ha tirata fuori con le pinze. Qui non c’è nessuno che organizza catene di Sant’Antonio di nessun tipo. Adesso lei mi scusa e va avanti”. Più avanti il giornalista ribadirà al ministro: ”Lei non risponde all’ascoltatore. Come a me non risponde nessuno, sia chiaro. Dove prenderete i soldi per fare quello che promettete?”. Tremonti replica: ”Se lei vuole continuare così, riesce a polemizzare ma non a costruire un messaggio per i cittadini”. E Santalmassi: ”Il messaggio lo costruisce lei. Io voglio aiutarla a far capire ai cittadini quello che farete”. Il battibecco andrà avanti a lungo, anche sforando di parecchio l’orario di chiusura canonico del programma. ”Io però non ho ancora capito da dove prenderete i soldi per fare quello che promettete – incalza Santalmassi -. E l’esperienza di 65 anni mi dice che da qualche parte la fregatura c’è, chiunque sia a fare queste cose. Dopo il boom degli anni Sessanta sono cresciuto con una parola che è un incubo: la congiuntura. Non ne posso più!”. Alla fine la classica critica dei politici quando non sono abituati a un contesto meno comodo: ”Lei ha fatto un bellissimo comizio – attacca Tremonti – Sono convinto che può avere un buon futuro in politica”. ”Non l’avrò mai – fu la replica di Santalmassi – perché mi piace fare il giornalista. Altrimenti come faccio a rompere le scatole anche a Fassino e Prodi”. Il risultato, però, è che Santalmassi perse il suo posto da conduttore e poi fu sostituito alla guida di Radio24.
Negli ultimi anni, oltre ad aver insegnato nelle università (per esempio a Firenze), ha fondato e diretto il portale InPiù e animato il suo blog Santalmassiaschienadritta. “Non credo che sia possibile cacciare la politica fuori della Rai – disse in quella vecchia intervista su Articolo21 – A ogni tornata di nomine lo si scopre tra le polemiche”. Il servizio pubblico “si deve rifondare completamente. Reinventare. E non sarà facile. Come tutti i dati culturali, è l’evoluzione più lenta e complessa da ottenere. Ho sempre sostenuto che una informazione corretta e rispettosa delle verità, sarebbe stata più che sufficiente, senza arrivare alla lottizzazione per testate tra partiti”.