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I treni Caravaggio di Trenord “inaccessibili” per disabili e non solo, la replica: “Perfettamente a norma”

C'è un divario tra pedana e banchina di circa 10 centimetri. L’associazione Abbatti Le Barriere parla di un problema segnalato da anni e ancora irrisolto, che mette a rischio la sicurezza e la dignità dei passeggeri
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Treni non accessibili per i passeggeri a ridotta mobilità. Gravissima difficoltà in particolare per le persone con disabilità motoria che utilizzano la carrozzina per spostarsi ad utilizzare i treni Caravaggio di Trenord, partecipata da Regione Lombardia in joint venture con Trenitalia, perché c’è una distanza di circa 10 centimetri tra la pedana mobile e la banchina che rende pericolosa l’accessibilità. La distanza tra pedana e banchina produce un pericoloso vuoto che rappresenta un rischio non solo per le persone con disabilità, ma anche per molti passeggeri normodotati che vi possono inciampare o rischiano di cadere.

La denuncia – I passeggeri a ridotta mobilità sono impossibilitati a salire e scendere in autonomia e totale sicurezza dai convogli Caravaggio in servizio su diverse stazioni, come Rho, Malpensa, Cadorna, Porta Garibaldi, Busto Arsizio e Saronno, di alcune tratte lombarde come S3, S4, S8 e S11. “Non sono fruibili ad esempio le stazioni di tutta la tratta Rho-Como e Porta Garibaldi-Gallarate”. A denunciare a ilfattoquotidiano.it queste fortissime criticità è Andrey Chaykin, fondatore dell’associazione Abbatti Le Barriere e referente per il movimento Disabili Pirata. Chaykin, attivista con disabilità motoria in carrozzina, in fase di test di prova dei Caravaggio, spiega di aver “segnalato il problema già nel 2019, in occasione dell’inaugurazione dei primi cinque Caravaggio sulla tratta Milano Porta Garibaldi – Como, parlando direttamente con i dirigenti Trenord e il personale a bordo”, oltre ad aver indicato i disservizi anche all’autorità politica competente come l’assessore ai Trasporti e Infrastrutture di Regione Lombardia dell’epoca Claudia Maria Terzi. “Dovevano risolvere la criticità riscontrata nella messa a terra operativa dei Caravaggio. Invece il disservizio”, aggiunge, “ancora oggi resta irrisolto e ci sono ogni giorno gravissimi disagi che colpiscono non solo i passeggeri disabili”. I treni Caravaggio, definiti sul sito di Trenord “la rivoluzione della mobilità in Lombardia”, sono a doppio piano ad alta capacità con cinque o quattro carrozze, hanno a disposizione tra 460 e 570 posti a sedere, ma ci sono solo 2 posti riservati a passeggeri con disabilità motoria in carrozzina.

La controllata del Pirellone inoltre indica che il Caravaggio “ospita due aree riservate alle carrozzelle, con possibilità di ancoraggio e pulsanti per la chiamata di servizio. Alle porte del convoglio, pedane scorrevoli compensano la distanza con le banchine delle stazioni”. Il problema è che non tutti i passeggeri a ridotta mobilità possono premere il pulsante per chiedere assistenza oltre alla distanza banchina-pedana e quindi nei fatti sono impossibilitati all’utilizzo dei convogli in sicurezza e autonomia, elementi previsti dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità in tema di mobilità accessibile per favorire la libertà di movimento e l’inclusione sociale. “Trattano i passeggeri con disabilità in carrozzina”, afferma il referente di Disabili Pirata e assiduo pendolare, “come cittadini di serie B che non meritano gli stessi standard che hanno tutti gli altri utenti del servizio di trasporto ferroviario pubblico locale”.

La replica – A inizio aprile 2025 c’è stata anche una interrogazione in Consiglio Regionale in merito a questo disservizio che penalizza e discrimina i passeggeri a ridotta mobilità. C’è stato un botta e risposta tra Luca Paladini, capogruppo di Patto Civico che ha portato all’attenzione del Pirellone la questione e l’assessore regionale ai Trasporti e alla Mobilità sostenibile Franco Lucente che ha dichiarato che i “treni Caravaggio risultano perfettamente a norma”. Il punto, secondo l’assessore lombardo in quota Fratelli d’Italia della Giunta del presidente Attilio Fontana, è che ci sono “dieci stazioni di Ferrovie Nord che hanno marciapiedi fermi agli anni Novanta e sono fermi alla normativa precedente”, evidenziando quindi che “non si tratta di treni non adeguati ma di un problema di infrastrutture”. Ai passeggeri interessa fino ad un certo punto quale sia la causa del disservizio ma la cosa fondamentale è che venga risolto il prima possibile. In occasione del dibattito in Consiglio Regionale l’assessore ai Trasporti Lucente ha riconosciuto inoltre che “il problema esiste ed è stato richiesto a Trenord di intervenire con un adeguamento strutturale nelle dieci stazioni che presentano questa differenza di 5-10 centimetri tra pedana e banchina”.

Contattata da ilfattoquotidiano.it Trenord risponde però che “non è nostra responsabilità intervenire sulle infrastrutture” e che “i treni Caravaggio sono pienamente conformi alla normativa europea per l’accessibilità alle persone con mobilità ridotta”. Viene indicato che il disservizio “non dipende dalla conformità dei convogli”. E aggiunge che: “il personale Trenord a bordo delle corse è disponibile per l’assistenza di passeggeri a mobilità ridotta. In particolare, può disporre una ulteriore pedana mobile per agevolare gli spostamenti fra treno e banchina, nelle stazioni in cui la struttura della banchina lascia un divario rispetto al treno. In alcune stazioni è disponibile personale di assistenza a terra di Trenord, che può accompagnare i viaggiatori anche nell’ingresso e nell’uscita”. Nessuna risposta invece alla richiesta di spiegazioni sul fatto che, al momento dei test, sono state segnalate queste criticità anche a operatori di Trenord ma nonostante questo non sono stati presi provvedimenti. Silenzio dell’azienda anche sulla richiesta dell’assessore regionale ai Trasporti “di intervenire con un adeguamento strutturale”. Su questo aspetto la responsabilità operativa in merito alle infrastrutture della rete ferroviaria e sugli eventuali interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche, precisa Trenord, è di pertinenza di Ferrovie Nord che al Fatto.it non ha rilasciato dichiarazioni in merito.

L’appello – “Nulla è cambiato, siamo completamente ignorati e chiediamo solo uguali diritti” denuncia l’attivista Andrey Chaykin. Il fondatore di Abbatti Le Barriere si sente “preso in giro, sembra il classico gioco dello scarica barile delle responsabilità e nessuno alla fine risolve in concreto il problema”. Le responsabilità politiche di tale disservizio? “La risposta dell’assessore ai trasporti Franco Lucente (successore di Claudia Maria Terzi e in quota FDI, ndr), pronunciata in Consiglio Regionale, è stata francamente imbarazzante”, commenta Chaykin. “Non solo ha dimostrato di non conoscere lo stato delle fermate e dei convogli, ma ha anche minimizzato i problemi evidenti, scaricando parte delle responsabilità dell’assistenza sul personale di bordo – “che ovviamente tarda” ha detto l’assessore – per poi concludere con un assurdo: ‘Non c’è nulla di strano, i treni sono tutti regolari’. Parole che evidenziano”, dice il referente di Disabili Pirata, “una totale inadeguatezza e una drammatica incapacità di affrontare i problemi reali dei cittadini. Chiediamo di intervenire tempestivamente per risolvere il disservizio“. E conclude: “A volte mi chiedo se esiste qualcuno tra le forze dell’ordine che indaga su queste situazioni? Oppure, di fronte a risposte così incompetenti, tutto viene lasciato correre, tanto i diritti calpestati sono quelli delle persone con disabilità, considerate una “minoranza” invisibile agli occhi dei normodotati?”.

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