Inter-Psg, la finale più “costosa” della storia: i due club in cinque anni hanno sommato deficit per 1,5 miliardi di euro

Uno spot per kamikaze finanziari. Così è stata definita dal settimanale olandese Voetbal International la finale di Champions League tra Paris Saint Germain e Inter. Negli ultimi cinque anni, i due club hanno sommato deficit di bilancio pari a quasi un miliardo e mezzo di euro, importo grosso modo pari al PIL della Repubblica di San Marino. Le cifre: -609 milioni l’Inter, con il picco di -246 nella stagione 2020/21 e una progressiva politica di spending review che ha abbassato le perdite da -85 milioni nel 2022/23 a -36 nel 2023/24. Riguardo al PSG, il totale è -887 milioni, con picco di -369 nel 2021/22, poi scesi rispettivamente a -110 e -60 le due stagioni successive. Per entrambe è stata aperta la procedura di infrazione Uefa, caratterizzata da una multa e un piano di rientro pluriennale che i parigini, però, non stanno finora rispettando. Anzi, tra le varie detrazioni consentite dalla Uefa rientra anche la multa stessa dell’infrazione, pari a 10 milioni di euro. Ognuno tragga le proprie considerazioni, soprattutto alla luce di una recente notizia che ha visto l’Olympique Lione sanzionato dalla Uefa con il blocco di tre sessioni di mercato per il mancato rispetto della scadenza di un debito ammontante a 2mila euro.
L’Inter ha mandato in fumo oltre mezzo miliardo di euro in cinque anni per due finali di Champions, ma anche in caso di sconfitta può guardare con soddisfazione al futuro perché nel giro di un paio di anni usciranno dal computo quinquennale delle perdite due stagioni sanguinose. La strategia di fare politica a debito ha insomma pagato, favorita comunque da un impianto regolamentare legato al fair-play finanziario morbidissimo, quanto meno con le società di élite, visto che per le altre il pugno di ferro viene utilizzato senza troppi problemi. Con il bonus del nuovo Mondiale del Club FIFA, un probabile disastro per la condizione atletica dei giocatori, già sfibrati da una stagione intensa, ma un autentico toccasana per le casse del club in caso di avanzamento alle fasi finale (il premio per il vincitore ammonta a 100 milioni di euro).
Il PSG viaggia su un altro pianeta, in un mondo a sé. A prima vista si potrebbe pensare che le partenze di Messi e Neymar abbiano abbassato i costi di ingaggio (stipendi più ammortamento), e invece è accaduto proprio l’opposto, toccando quota 659 milioni di euro. Nel computo c’è ancora Mbappè, ma la presenza del madridista non è sufficiente a giustificare una cifra folle, se si pensa che il Manchester City paga 219 milioni in meno. La spiegazione riguarda un nutrito gruppo di giocatori che, nei suddetti costi, viaggia in una fascia tra i 30 e i 70 milioni annui. La conseguenza è che il PSG ora perde in stipendi 82 centesimi per ogni euro guadagnato, a fronte di una media dei top club che in tempi recenti si è abbassata tra i 45 e i 65 centesimi per euro. È singolare come da un lato la UEFA si scagli da anni contro i promotori della Superlega in quanto competizione puramente basata sul denaro, ma dall’altro è lei l’organizzatrice della finale più costosa di sempre, che in quanto a debiti non ha eguali in nessun altro sport.
Se in Serie A l’Inter è stata sotto-performante, in quanto non ha vinto lo Scudetto pur vantando il payroll più alto della categoria, in Ligue 1 il divario economico tra il PSG e il resto del gruppo è talmente elevato da rendere pressoché impossibile un ribaltone. Questo si è verificato nel 2017 con il Monaco e nel 2021 con il Lille, ma nel frattempo la macchina dei soldi ha continuato a girare e il gap si è fatto sempre più imponente. Il budget dei parigini ammonta infatti a 800 milioni di euro all’anno, oltre mezzo miliardo in più rispetto al primo inseguitore, l’Olympique Marsiglia. Questo perché il PSG incassa più soldi delle prime tre inseguitrici messe insieme. Nessun’altra competizione si scontra con tali differenze, ma del resto da (quasi) nessun’altra parte si verifica che uno stato sia proprietario di una società calcistica. Oramai da 14 anni ci si interroga fino a che punto tutti gli accordi con il Qatar siano davvero in linea con il mercato e non siano drogati al rialzo. Qatar Airways ha prorogato fino al 2028 a settanta milioni all’anno, ma questo non è certo l’unico super sponsor proveniente da Doha. Il budget del PSG è ulteriormente incrementato da undici cosiddetti partner premium, dei quali cinque provengono dal Qatar. Tra questi spicca curiosamente un ospedale privato.
Da un lato c’è un campionato difficile da vendere proprio a causa del monopolio del PSG, dall’altro c’è una società che, nonostante queste difficoltà, se la gioca alla pari a livello di entrate con i top club inglesi e spagnoli, più il Bayern Monaco. Le italiane, a dispetto di una Serie A commercialmente più appetibile della Ligue 1, rimangono un gradino sotto. Solo nella stagione 2023/24 il PSG ha speso 455 milioni per i nuovi giocatori. Solo per le percentuali dei procuratori sono stati spesi 36 milioni, un dato che la dice lunga sul budget a sostegno delle operazioni. Meno stelle di primissimo livello in rosa rispetto al passato, ma premi e compensi egualmente stellari. Un altro dato singolare riguarda il Parco dei Principi. Nonostante i soli 48mila posti, nessun club guadagna di più dalla vendita di biglietti, ad eccezione del Santiago Bernabeu, che però dispone di oltre 78mila posti. È stato calcolato che il club francese incassi in media 137 euro per spettatore, contro i 118 del Barcellona e i 102 del Real Madrid. L’Inter si aggira sui 70, ma del resto non può contare sulla fascia extra lusso di turisti del calcio provenienti dalla regione del Golfo che desiderano sorseggiare un bicchiere di champagne in area VIP.
In campo ci si attende spettacolo, perché sia Inter che PSG sono arrivate in finale sull’onda di ottime partite, in qualche caso anche divertenti. Il lavoro fatto da Simone Inzaghi e Luis Enrique con le rispettive squadre è stato innegabilmente di ottima fattura. Tuttavia questa finale rimane il peggior spot possibile per chi ancora si ostina a parlare di gioco pulito, fingendo di regolamentarlo senza in realtà nemmeno sapere di cosa si tratti.