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La stretta di Mantovano: via la scorta dei servizi agli ex premier. Renzi: “Vendetta per mie critiche al governo”

La notizia è stata data venerdì dal quotidiano Il Foglio. Il leader di Iv: "Una velina da palazzo Chigi"
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Niente più scorta dei servizi segreti per gli ex presidenti del Consiglio a partire dal 2026, ma solo la protezione disposta dal ministero dell’Interno. La notizia è stata data venerdì dal quotidiano Il Foglio, che ha pubblicato la lettera con cui Alfredo Mantovano, sottosegretario a palazzo Chigi e autorità delegata all’intelligence, comunica la stretta. Tra gli ex premier ancora in vita, la novità interessa Paolo Gentiloni, Matteo Renzi, Mario Monti, Romano Prodi e Massimo D’Alema, che beneficiavano della scorta “mista”, mentre Mario Draghi e Giuseppe Conte sono già tutelati solo da quella del Viminale. La decisione è stata motivata da Mantovano come atto dovuto in base a una circolare emanata dal governo Conte II, la cui applicazione era finora rimasta sospesa.

La pubblicazione della notizia ha però innescato la reazione indignata di Renzi, che ha accusato Mantovano di aver passato informazioni riservate ai giornali. “In data 15 aprile 2025 ho ricevuto una lettera riservata dal sottosegretario Mantovano”, ha scritto sui social. “Conservo l’originale sulla mia scrivania. In data odierna ho risposto al sottosegretario anticipando via messaggio la mia missiva. Tre ore più tardi il sito de Il Foglio ha pubblicato la lettera di Mantovano mostrando l’immagine, da cui si evince chiaramente che solo palazzo Chigi può aver passato la velina, perché nella mia copia non c’è il timbro azzurro simbolo del protocollo del sottosegretario. Cosa significa tutto questo? Mantovano usa le veline informando le redazioni senza rispettare le regole di riservatezza e rendendo pubblica corrispondenza in teoria privata. La sicurezza del Paese è nelle mani di un signore che si diverte a veicolare veline ai giornali anche su argomenti delicatissimi come la scorta delle figure istituzionali di questo Paese”, accusa. E ricorda che una vicenda simile “era già accaduta con il procuratore di Roma” Francesco Lo Voi, accusato di aver iscritto nel registro degli indagati Mantovano, la premier Giorgia Meloni e due ministri per il caso Almasri come vendetta contro il governo che gli aveva negato l’utilizzo dei voli di Stato per rientrare a Palermo.

“Rimango allibito dalla superficialità con cui si gestiscono informazioni così riservate e ritengo l’atteggiamento di Mantovano pericoloso, superficiale, incomprensibile“, attacca il leader di Italia viva. E pubblica la propria risposta al sottosegretario: per giustificare la stretta, scrive, il sottosegretario ha sostenuto tra l’altro che l’Aisi, il servizio segreto interno, “abbia bisogno di ulteriore personale“. Un fatto “ovviamente falso“, sostiene, visto “l’incredibile aumento di spesa di questi anni”. E annuncia di voler rinunciare anche alla scorta del ministero dell’Interno: “Se mi viene tolta la tutela Aisi perché il sottosegretario Mantovano ha inspiegabilmente bisogno di avere uomini in più nelle strutture di palazzo Chigi, a maggior ragione il Viminale ha bisogno di uomini in più per garantire la sicurezza sulle strade, nelle stazioni, nelle periferie: non posso accettare che i cittadini abbiano meno servizi perché personale della Polizia deve tutelare il sottoscritto. Avevo una scorta, mi viene tolta, farò senza. Il Viminale non avrà nessuna responsabilità amministrativa da incidenti che potessero occorrermi, ferma restando la piena responsabilità politica di Giorgia Meloni e di Alfredo Mantovano sulla scelta di “vendicarsi” su di me per aver espresso opinioni politiche critiche verso il governo pro tempore”, conclude.

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