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Una Corte Usa blocca i dazi di Trump: “Sono illegali”. Già venerdì il ricorso della Casa Bianca alla Corte Suprema

Tre giudici della Us Court of International Trade hanno stabilito che la legge invocata dal presidente per imporre le tariffe non gli conferisce l'autorità per farlo. Il vice capo dello staff Stephen Miller ha gridato al "colpo di stato giudiziario"
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La Us Court of International Trade ha bloccato i dazi reciproci di Donald Trump, che il presidente ha sospeso fino al 9 luglio lasciando però in vigore un’aliquota minima del 10% sulle merci importate. I tre giudici della corte – uno nominato da Barack Obama, uno da Ronald Reagan e uno dallo stesso Trump – hanno sentenziato che l’International Emergency Economic Powers Act del 1977 invocato dal presidente per imporre le tariffe non gli conferisce l’autorità per farlo. Sono quindi illegali. La decisione, spiega la Cnn, ferma anche le misure ritorsive imposte a inizio anno nei confronti di Cina, Messico e Canada ufficialmente per contrastare il traffico di fentanyl.

L’amministrazione Trump ha dieci giorni di tempo per tradurre in pratica la sentenza ma ha annunciato che si rivolgerà alla Corte Suprema già venerdì qualora una corte d’appello federale non dovesse sospendere una decisione che la Casa Bianca definisce “manifestamente sbagliata”. “Siamo fiduciosi che questa decisione verrà ribaltata in appello”, ha aggiunto un funzionario.

Nel frattempo sarà impossibile per aziende e cittadini avere certezze sul futuro, visto che a questo punto i negoziati bilaterali per evitare l’entrata in vigore dei dazi reciproci a luglio dovrebbero proseguire nel vuoto normativo.

Il vice capo dello staff della Casa Bianca Stephen Miller ha gridato al “colpo di stato giudiziario” e un portavoce di Pennsylvania Avenue ha attaccato: “Non spetta a giudici non eletti decidere come affrontare adeguatamente un’emergenza nazionale. Il presidente Trump si è impegnato a mettere l’America al primo posto e l’amministrazione si impegna a utilizzare ogni leva del potere esecutivo per affrontare questa crisi e ripristinare la grandezza dell’America”. Immediata, in attesa dell’appello, una ulteriore contromossa: stop ha bloccato le esportazioni in Cina di alcune aziende americane.

Un portavoce del dipartimento del Commercio ha affermato che “in alcuni casi”, il dipartimento “ha sospeso le licenze di esportazione esistenti o ha imposto requisiti di licenza aggiuntivi in attesa della revisione”. A riportare per primo la notizia è stato il Financial Times, riferendo che si tratta di aziende americane che vendono software utilizzato per la progettazione di semiconduttori: Cadence, Synopsys e Siemens Eda.

Tornando alla decisione dei giudici, va ricordato che la Costituzione degli Stati Uniti attribuisce i poteri sulle tariffe al Congresso. Trump ha invocato l’International Emergency Economic Powers Act che conferisce al presidente il potere di farlo in caso di dichiarata emergenza nazionale. Nel dichiarare lo stato di emergenza nel suo ordine esecutivo del 2 aprile, Trump – ricorda il Financial Times – ha citato la mancanza di reciprocità nelle relazioni commerciali bilaterali e le politiche dei partner commerciali degli Stati Uniti che costituiscono una “minaccia insolita e straordinaria” per l’economia statunitense e per la sicurezza nazionale. Per i giudici non regge: in ogni caso la legge del 1977 non è “un atto che conferisce tale autorità illimitata“. Risultato: annullati “i dazi contestati imposti sulla sua base”, spiega la decisione contenuta in 50 pagine che mette le ali ai future di Wall Street e al dollaro.

Abituato a dare soprannomi a tutti, Trump si è irritato per quello che gli è stato affibbiato da un giornalista del Financial Times, che lo ha chiamato ‘Taco Trade’, acronimo di ‘Trump always chickens out‘, ovvero Trump torna sempre indietro, in riferimento al suo tira e molla sui dazi fra annunci e pause. A chi gli chiedeva un commento durante una conferenza stampa, Trump ha risposto a muso duro: “Si chiamano trattative”.

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