Su TikTok è virale il trend di dimagrire con i farmaci per il diabete: milioni di click. L’esperto: “Fai da te pericoloso”

Spacchettare un farmaco contro il diabete di tipo 2 ma prescritto per la cura dell’obesità di fronte alla telecamera. Scartocciare la siringa, caricarla e poi sempre a favore di telecamera iniettarsi la dose settimanale con entusiasmo. “Questa è la mia terza settimana” dice una donna italiana ai suoi follower su Tiktok. “Ora vi racconto come sta andando” annuncia una ragazza. Poi sciorinano diete, chili persi, quanto hanno speso. Chiedono consiglio sulla “golden dose”, sul tipo di siringa, sul posto dove è preferibile fare l’iniezione: “Ma anche a voi si forma una palla dura sulla pancia in corrispondenza della puntura?”.
Curarsi come un trend – È il Tiktok del Mounjaro, Saxenda, Wegovy&C: tutti farmaci per il diabete da qualche anno utilizzati, anche fuori indicazione (off-label), per favorire la perdita di peso, soprattutto nei pazienti con obesità o sovrappeso. Sono farmaci per cui serve una prescrizione, l’impostazione di un percorso terapeutico, l’osservazione e un approccio meglio se multidisciplinare e che sui social hanno invece dato il via a un trend come un altro. Centinaia di persone si mostrano mentre si iniettano il medicinale e raccolgono migliaia di like e commenti e milioni di visualizzazioni: “Dai, facciamolo insieme!”. Creano gruppi Whatsapp e Telegram in cui si danno supporto e consigli, la rappresentazione del medicinale è come quella di una unboxing di vestiti e creme corpo, con apertura di scatole come fossero un regalo o un pacco di gioielli. C’è anche la parte Asmr. Insomma, una spettacolarizzazione che di contro non ha un contraltare di corretta informazione.
Tutto questo avviene all’interno di un limbo regolatorio della piattaforma. Tiktok consente infatti discussioni e contenuti informativi su questi farmaci come semaglutide e tirzepatide, ma con restrizioni specifiche. È vietato, ad esempio, promuoverne l’uso senza una prescrizione medica o per “scopi estetici”. In generale, poi, per quanto riguarda le pubblicità, la promozione di farmaci da prescrizione è vietata. Ma questi diari di bordo, questi percorsi terapeutici condivisi su un tema così delicato, in quale categoria rientrano? I controlli non sembrano esserci e i video scorrono nei “Per te” selezionati dall’algoritmo (basta aver fatto una ricerca una volta per trovarsi invasi) privi anche di qualsiasi alert o raccomandazioni sui contenuti di carattere medico. Anzi, continuano a moltiplicarsi.
I timori dell’esperto: “Servono regole” – “Purtroppo non c’è una regolamentazione chiara su questi casi – spiega al Fatto Silvio Buscemi, Ordinario di Nutrizione Clinica all’università di Palermo e presidente della Sio, Società Italiana Obesità – È una terapia medica che viene prescritta dopo accurate valutazioni tra vantaggi e svantaggi e sotto attento monitoraggio. In queste modalità è invece rappresentata come un vezzo, un capriccio, un regalo”. Questo tipo di comunicazione, infatti, potrebbe spingere anche alla ricerca di questi farmaci – molto costosi oltretutto – su canali alternativi alla regolare prescrizione.
“È una sorta di pubblicità indiretta che questi utenti fanno senza neanche rendersene conto e andrebbe regolamentata – continua Buscemi – Un conto è parlare della propria esperienza, un altro è presentare il farmaco con tanto di spacchettamento e piccolo show come fosse un prodotto cosmetico qualsiasi. Si finisce per banalizzare una terapia che ha impiegato quasi quindici anni per essere approvata e che ha tutti i suoi pro ma anche i suoi contro”.
L’origine a Hollywood – Non è certo il caso degli utenti italiani, ma si può pensare che il trend derivi proprio da quello statunitense e anglosassone, iniziato ormai più di due anni fa con gli effetti di questi medicinali sulle star di Hollywood e della tv che volevano solo perdere qualche chilo per l’estate. A dicembre, il MailOnline ha raccontato anche come gli influencer oltreconfine promuovevano illegalmente farmaci dimagranti su prescrizione, considerati “di successo”, ai loro migliaia di follower con tanto di codici sconto e offerte speciali per ridurre il prezzo. “Parte – diceva il giornale – di inquietanti schemi per fare soldi”. Se si aggiunge il modo ossessivo con cui questo social mostra e “spinge” contenuti legati a diete, “What I eat in a day” e trasformazioni estetiche e fisiche, la moda è presto spiegata.
Il pericolo del fai da te – “Con i social network la possibilità di connettersi e comunicare tra le persone è cresciuta esponenzialmente – ci spiega Giovanni Leoni, vicepresidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO) – e se questo favorisce le operazioni commerciali di alcuni operatori, come quelli dell’e-commerce, applicato alla sanità crea grandi problematiche”. I confini con gli interessi commerciali possono diventare, anche senza volerlo, labili. “Il consiglio, quindi, è che di fronte a qualsiasi tipo di contenuto di tipo sanitario bisogna rivolgersi a professionisti, a partire dal proprio medico curante che è poi in grado di indirizzare verso il miglior percorso. Il fai da te in medicina può essere dannosissimo in qualsiasi ambito, le persone non hanno il senso del pericolo”.