Roma, 6 giu. (Adnkronos Salute) - "Nel nostro Paese le vaccinazioni si dividono in obbligatorie e raccomandate, ma questa distinzione genera spesso l’erronea convinzione che le seconde siano meno importanti. È un errore grave: tutte le vaccinazioni raccomandate devono essere considerate fondamentali per la salute dei bambini". Lo afferma Giannamaria Vallefuoco, segretario regionale della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) Campania e pediatra di libera scelta presso l’Asl Napoli Nord, commentando gli ultimi dati dell’Istituto superiore di sanità pubblicati sulle coperture vaccinali che, in Campania, mostrano un leggero calo per la maggior parte dei raccomandati nei primi anni di età. (VIDEO)
"Laddove abbiamo la fortuna di disporre di un vaccino, non possiamo permetterci di ignorarlo – prosegue l’esperta – Lo abbiamo visto con il Covid: quando un nuovo virus emerge e non esiste ancora un modo per immunizzarsi, ci troviamo disarmati. Per questo, non dobbiamo perdere l’occasione di salute offerta dalle vaccinazioni raccomandate, in grado di prevenire malattie infettive anche gravissime, sia in termini di mortalità che di complicanze”. I vaccini anti-meningococco, per esempio, hanno una "storia più recente rispetto a quelli contro malattie come la difterite o la poliomielite che - sottolinea - i nostri nonni ricordano per le gravi conseguenze visibili. Ma proprio grazie ai vaccini queste patologie sono quasi scomparse. Oggi li abbiamo contro il meningococco B, C, Y, W e contro l’Haemophilus influenzae tipo b, che un tempo causava forme gravi di meningite. Eppure, le coperture restano insufficienti".
Secondo il Piano nazionale prevenzione vaccinale (Pnpv) 2023-2025, l’obiettivo è raggiungere e mantenere una copertura vaccinale del 95% per tutte le vaccinazioni raccomandate in età pediatrica. "Siamo ancora lontani da questo traguardo – avverte la pediatra – A soffrire di più sono proprio le vaccinazioni raccomandate, che richiedono una condivisione dell’obiettivo anche da parte delle famiglie e una forte capacità comunicativa da parte dei medici. Il pediatra di famiglia ha un ruolo chiave – rimarca – perché ha un rapporto continuativo con il bambino e la sua famiglia. In Campania, da oltre 10 anni, vacciniamo nei nostri ambulatori, affiancando i centri vaccinali. È un percorso che abbiamo costruito insieme e che oggi può contare anche su uno strumento avanzato come Sinfonia, il sistema informativo sanitario regionale".
"Grazie a Sinfonia – spiega Vallefuoco – possiamo monitorare in tempo reale lo stato vaccinale della popolazione pediatrica, individuare chi non ha completato il ciclo vaccinale e intervenire con una chiamata attiva. È uno strumento che consente anche una sorveglianza epidemiologica e un raccordo tra pediatri e medici di medicina generale. Con l’anagrafe vaccinale abbiamo guadagnato tantissimo possiamo conoscere lo stato generale dei bambini, con l’obiettivo di proteggere ogni singolo bambino e, con lui, l’intera comunità". L’anagrafe vaccinale non è solo un archivio, ma un vero e proprio strumento di sanità pubblica. "Ci permette di passare da un approccio passivo a uno proattivo, attivando strategie di richiamo e recupero vaccinale - sottolinea - È grazie a questo sistema che possiamo identificare le coorti suscettibili, anche quando pensavamo fossero già protette, e intervenire tempestivamente".
Infine, il segretario regionale Fimp evidenzia l’importanza di un coordinamento regionale. "Non possiamo permettere che ogni Asl o ogni regione proceda in ordine sparso. La salute è un diritto sancito dalla Costituzione e deve essere garantita in modo uniforme. In Campania stiamo lavorando affinché la voce della prevenzione diventi sempre più una voce regionale, forte, autorevole, basata su dati e su evidenze. Serve un piano regionale di copertura vaccinale che sappia leggere i bisogni reali e intervenire dove necessario. Il futuro della prevenzione vaccinale – conclude Vallefuoco – passa da una rete strutturata, dove ogni attore – pediatri, sanità pubblica, famiglie – lavora insieme nella stessa direzione. Non basta più curare il singolo: dobbiamo comprendere che ogni azione individuale ha un impatto sulla collettività. È questo il paradigma che deve guidare la nuova pediatria territoriale".