La minaccia di Trump sui dazi al 50% all’Ue? “Classica tattica di intimidazione, minaccia per ottenere ciò che vuole”

Troppa lentezza, troppa burocrazia. La minaccia di Donald Trump di imporre da giugno dazi al 50% all’Unione europea deriverebbe dalla crescente frustrazione da parte del team economico della Casa Bianca per i differenti approcci dei 27 Paesi su temi fiscali, regolamentari e di rapporto con la Cina. Secondo il Wall Street Journal, i consiglieri del presidente avrebbero espresso ai funzionari europei la loro irritazione su come le diverse priorità commerciali dei Paesi membri abbiano rallentato i colloqui, durante i quali i rappresentanti europei sarebbero stati incapaci di dare risposte alle questioni sollevate da Washington. L’amministrazione Usa sembra poi malsopportare il fatto che Bruxelles negozi per tutti, a nome di quello che è il più grande blocco commerciale mondiale, e sia quindi impossibile cercare accordi bilaterali imponendo con facilità i desiderata degli Usa. Non a caso il segretario al Tesoro Scott Bessent parlando a Fox News ha seminato zizzania insinuando che i singoli Stati “non sanno nemmeno cosa sta negoziando l’Ue per loro conto”. In questo quadro, il presidente ricorre alle minacce nel tentativo di intimidire la controparte e ottenere l’esito sperato.
Nei giorni precedenti l’uscita di Trump, stando a quanto aveva riportato Bloomberg, la Ue ha proposto come base per un’intesa l’ammorbidimento delle regole su standard ambientali e diritti del lavoro, il graduale azzeramento delle tariffe reciproche per prodotti agricoli non sensibili e beni industriali e forme di collaborazione in ambiti strategici come energia, intelligenza artificiale e connettività digitale. Oltre a un impegno a imporre nuovi dazi nei confronti di alcuni prodotti cinesi, una priorità per i funzionari dell’amministrazione Trump che stanno spingendo per aumentare la pressione commerciale su Pechino. Ma il pacchetto evidentemente è stato ritenuto insufficiente dagli Usa che si attendevano, secondo il quotidiano finanziario, ulteriori concessioni su tariffe per i servizi di streaming, Iva – che secondo Trump equivale a un dazio e va “punita” con ritorsioni – normative automobilistiche e multe imposte alle aziende statunitensi nei casi antitrust.
Il Financial Times interpreta la minaccia di escalation arrivata durante la “tregua” di 90 giorni annunciata il 9 aprile ipotizzando che Trump sia convinto di ottenere ciò che vuole spaventando Bruxelles. “Una classica tattica di intimidazione di Trump, è quello che fa. Se non ottiene ciò che vuole, reagisce e avanza altre minacce, e poi aspetta di vedere cosa succede”, spiega al quotidiano Bill Reinsch, esperto di politica commerciale del Center for Strategic and International Studies di Washington. “Lo scopo è far sì che gli europei facciano marcia indietro, ma la mia interpretazione è che non lo faranno”. La Ue è appunto il più grande blocco commerciale al mondo e non c’è motivo per cui debba offrire concessioni unilaterali. Bruxelles ha avvertito di aver preparato una serie di contromisure da adottare nel caso i negoziati fallissero. Sono già pronti piani per colpire 95 miliardi di euro di esportazioni statunitensi con dazi aggiuntivi. In più ci sarebbe la possibilità di attivare il meccanismo anti coercizione, una “cassetta degli attrezzi” che comprende restrizioni alla partecipazione di aziende del Paese terzo agli appalti pubblici, eventuale ritiro delle licenze di importazione, preclusione dell’accesso ai mercati assicurativi e finanziari, limitazioni allo sfruttamento dei diritti di proprietà intellettuale. E non manca l’opzione, allo studio da anni, di una digital tax comunitaria sui servizi delle Big tech.
“Se l’UE è pronta a reagire, l’intimidazione e l’escalation degli Stati Uniti sono in definitiva così autolesioniste che si può entrare nel territorio degli accordi”, commenta sempre al Ft Georg Riekeles, direttore associato dell’European Policy Centre di Bruxelles. Ma pesano le divisioni interne al blocco: paesi come Irlanda e Italia, che dipendono dalle esportazioni statunitensi, “hanno fatto pressioni contro forti contromisure, e Trump conterà sugli scismi all’interno del blocco per forzare la mano all’Ue”, nota l’articolo. Un diplomatico Ue ostenta comunque sicurezza, notando che i mercati sembrano aver già messo in conto ulteriori concessioni da parte di Trump.