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L’Italietta di Meloni boccia il piano pandemico Oms: non ci vuole molto a immaginare perché

Questa vicenda conferma che il governo più a destra della storia repubblicana disprezza il parere degli esperti e si affida agli umori di pancia dell’elettorato più debole
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Lunedì scorso all’Assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è stato votato il primo piano internazionale per la prevenzione e la gestione delle pandemie, approvato con il voto favorevole di 124 nazioni, nessun contrario e 11 astenuti, tra i quali: l’Italietta di Giorgia Meloni e del Ministro Schillaci, Polonia, Israele, Russia, Slovacchia, Iran, Bulgaria, Romania. Gli Usa di Trump e Kennedy junior hanno abbandonato l’aula prima del voto. Per chi fosse interessato, il testo del piano è reperibile sul sito dell’Oms.

Le motivazioni ufficiali della delegazione italiana sono la solita miscela di tartufismo e vigliaccheria: il piano limiterebbe l’autonomia decisionale dei governi. Ovviamente tutti gli scienziati hanno espresso ferme rimostranze contro la mancata adesione, rimostranze che il governo ha lasciato cadere nel vuoto.

Non ci vuole molto per immaginare le reali motivazioni del governo in questa sciagurata decisione: a marzo 2023, quindi alla fine della pandemia di Covid-19, oltre 8 milioni di italiani risultavano non vaccinati, nonostante le misure adottate per indurre la popolazione a vaccinarsi. Questo dato dimostra almeno due cose: che le strategie coercitive adottate dal governo erano poco efficaci ed anzi stimolavano il rifiuto della popolazione; e che gli italiani contrari alla vaccinazione erano abbastanza numerosi da costituire una platea di elettori estremamente appetibile per qualunque partito. Ovviamente non si può costruire una maggioranza elettorale coi no-vax, ma li si può usare per far diventare maggioranza una consistente minoranza.

La mia lettura è questa. Il partito no-vax per eccellenza era stato il M5S; ma poiché questo partito si era trovato al governo al momento della pandemia, era stato costretto dai fatti a rimangiarsi la falsa propaganda fatta in campagna elettorale, fino al punto di radiare alcuni esponenti come Sara Cunial o Davide Barillari. Lo scettro dell’antivaccinismo era stato raccolto da FdI che, avendo scelto di stare all’opposizione, non aveva responsabilità sulla salute pubblica. Giorgia Meloni non capisce nulla di sanità pubblica, ma capisce di politica e sa che le conviene tenersi stretto questo bottino elettorale. Spera inoltre che una seconda pandemia altrettanto drammatica sia improbabile nell’immediato, non foss’altro per ragioni statistiche, e che quindi il rischio di ritrovarsi al governo durante una seconda pandemia e dover prendere decisioni che le potrebbero inimicare il suo elettorato sia remoto.

Questa vicenda una volta di più conferma che il governo più a destra della storia repubblicana tra responsabilità e populismo sceglie il secondo, disprezza il parere degli esperti e si affida agli umori di pancia dell’elettorato culturalmente più debole, seguendo una tradizione inaugurata a suo tempo da Berlusconi: sull’Università va contro il CUN e la CRUI; sui vaccini va contro medici e scienziati, gli esperti di sanità pubblica, sulla giustizia va contro la magistratura.

Conferma inoltre una preoccupazione segnalata da molti all’epoca del Covid: che la gestione dell’epidemia con il terrore e la coercizione, anziché con la persuasione e la ricerca della collaborazione, avrebbe aperto la strada alle tendenze antiscientifiche latenti nel paese, cavalcate dai partiti che non all’epoca non avevano assunto responsabilità.

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