Garlasco, il procuratore sull’impronta 33: “Rianalizzata con nuove tecniche rispetto al 2007. È di Sempio”

L’impronta 33 sulla scena del crimine del delitto di Garlasco è stata “lasciata dal palmo destro” di Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. E la traccia – che nel 2007 fu ritenuta “non utile” dal Ris dei carabinieri – è stata rianalizzata in queste settimane “alla luce delle nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software”. Sono gli elementi principali del comunicato del procuratore di Pavia Fabio Napoleone che mette ordine nella babele di informazioni uscite nelle 24 ore a cavallo della convocazione in Procura di Sempio, finita poi come noto con un nulla di fatto perché l’impiegato amico del fratello di Chiara Poggi non si è presentato dai magistrati. Napoleone non fa alcun riferimento al sangue. Come spiegare allora il rosso che valorizzava l’area dell’impronta e che si è visto nelle foto pubblicate sui giornali? È dovuto al reagente, la ninidrina, prodotto chimico che reagisce con gli aminoacidi evidenziando le impronte latenti sulle superfici cartacee.
Nella nota il procuratore Napoleone sottolinea che “l’impronta 33” repertata sulle scale che conducono al seminterrato della villetta di Garlasco, dove è stato ritrovato il cadavere della vittima, fu “evidenziata mediante l’impiego della ninidrina”, “è stata lasciata dal palmo destro” di Sempio “per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche”. La consulenza tecnica dattiloscopica disposta dalla Procura è stata redatta da Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli, esperto del Ris e dattiloscopista forense ed è stata depositata alla segreteria della Procura, spiega Napoleone, “per una maggiore celerità ed efficienza delle indagini ed al fine di sviluppare un eventuale contraddittorio con la difesa di Andrea Sempio, anche per eventuali deduzioni al riguardo”.
La Procura ricostruisce tra l’altro che pareti e soffitti del primo tratto delle scale che portano in cantina sono state trattate dal Ris dei carabinieri il 21 agosto 2007 (8 giorni dopo l’omicidio) con una soluzione di ninidrina spray per “evidenziare impronte e tracce latenti”. Il 29 agosto lo stesso Ris ha ispezionato le varie superfici e hanno individuato la ormai celebre “impronta 33” che “è stata fotografata digitalmente“. Il 5 settembre, infine, una parte dell’impronta 33 priva di creste potenzialmente utili per gli accertamenti dattiloscopici è stata asportata dal muro grattando l’intonaco con un bisturi sterile e su quest’ultimo punto, precisa Napoleone, sono in corso ulteriori indagini.
Come si vede il procuratore non parla mai di sangue. Come precisano fonti giudiziarie all’agenzia Ansa la perizia compiuta finora è esclusivamente dattiloscopica e quindi non è possibile, al momento, parlare di traccia insanguinata o con presenza di particelle ematiche o più probabilmente – eventualmente – di Dna. Per questo tipo di risposta, spiegano ancora le stesse fonti, servirebbe un accertamento biologico che al momento non è previsto, nemmeno nei quesiti genetici per il prossimo incidente probatorio le cui perizie inizieranno a giugno e termineranno tra ottobre e novembre.
In questo contesto l’obiezione dei legali di Sempio – forte anche della testimonianza dell’amico Marco Poggi, fratello di Chiara – è che l’indagato “ha frequentato ogni angolo della casa, tranne la camera da letto dei genitori di Chiara e di Marco”, compresa, dunque, la taverna e le scale in fondo alle quali venne trovato il corpo della vittima. Circostanza che Sempio ha ripetuto fin dalle indagini subito dopo il delitto.