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Tavolo delle trattative Russia-Ucraina in Vaticano? L’ok di Trump e di Kiev alla proposta di Leone XIV. Così il nuovo Papa lavora per “sbloccare” il Cremlino

Lo snodo ecumenico è fondamentale per riavvicinare il presidente russo Putin alla Santa Sede, passando per il patriarca Kirill
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La fumata, anche stavolta, sembra essere bianca. L’offerta di mediazione che Leone XIV ha fatto per la soluzione del conflitto russo ucraino, a differenza di quanto avvenuto, purtroppo, con Francesco, è stata presa in seria considerazione da tutti gli attori principali. “Mi piace il Papa e suo fratello che è Maga”, ha affermato il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, sottolineando di non poter pensare a un posto migliore del Vaticano per le possibili trattative tra l’Ucraina e la Russia. Dello stesso avviso anche l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, che si è detto molto favorevole alla mediazione offerta da Prevost.

Se con Francesco si era creato uno stallo nel dialogo e il ruolo di mediazione del Papa e del Vaticano non era stato mai preso seriamente in considerazione dai russi, dagli ucraini e dagli statunitensi, nonostante la missione papale di pace affidata al cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna, adesso sembra che con Leone XIV ci sia un nuovo impulso per un dialogo costruttivo. Il Pontefice ha ribadito la sua posizione anche nella messa di inizio del suo pontificato: “In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità”.

“La martoriata Ucraina – ha affermato Prevost – attende finalmente negoziati per una pace giusta e duratura”. E, parlando al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ha spiegato: “Il mio ministero inizia nel cuore di un anno giubilare, dedicato in modo particolare alla speranza. È un tempo di conversione e di rinnovamento e soprattutto l’occasione per lasciare alle spalle le contese e cominciare un cammino nuovo, animati dalla speranza di poter costruire, lavorando insieme, ciascuno secondo le proprie sensibilità e responsabilità, un mondo in cui ognuno possa realizzare la propria umanità nella verità, nella giustizia e nella pace. Mi auguro che ciò possa avvenire in tutti i contesti, a partire da quelli più provati come l’Ucraina e la Terra Santa”.

Leone XIV, incontrando i rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali, come pure di altre religioni, ha precisato la sua posizione: “In un mondo ferito dalla violenza e dai conflitti, ognuna delle comunità qui rappresentate reca il proprio apporto di saggezza, di compassione, di impegno per il bene dell’umanità e la salvaguardia della casa comune. Sono convinto che, se saremo concordi e liberi da condizionamenti ideologici e politici, potremo essere efficaci nel dire ‘no’ alla guerra e ‘sì’ alla pace, ‘no’ alla corsa agli armamenti e ‘sì’ al disarmo, ‘no’ a un’economia che impoverisce i popoli e la Terra e ‘sì’ allo sviluppo integrale”.

Parole inequivocabili che sono state accompagnate da gesti molto eloquenti. Il giorno della messa di inizio del suo pontificato, alla quale erano presenti sia il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, sia il vicepresidente degli Stati Uniti d’America, James David Vance, Leone XIV, subito dopo la celebrazione, ha ricevuto in udienza privata il leader del Paese aggredito dalla Russia con la moglie Olena. Trenta minuti di colloquio a porte chiuse e clima molto cordiale. Zelensky, sui social, ha espresso la sua soddisfazione per il debutto di Prevost: “Siamo grati per le parole speciali pronunciate durante la messa solenne sulla necessità di una pace giusta e per l’attenzione rivolta all’Ucraina e al nostro popolo. Ogni nazione merita di vivere in pace e sicurezza. Congratulazioni per l’inizio di questa missione davvero speciale. Che le preghiere per una pace giusta e una vita dignitosa per tutti siano ascoltate”.

Dopo l’udienza, Zelensky ha aggiunto: “Per milioni di persone in tutto il mondo, il Pontefice è un simbolo di speranza per la pace. L’autorità e la voce della Santa Sede possono svolgere un ruolo importante nel porre fine a questa guerra. Ringraziamo il Vaticano per la sua disponibilità a fungere da piattaforma per negoziati diretti tra Ucraina e Russia. Siamo pronti al dialogo in qualsiasi formato per ottenere risultati tangibili. Apprezziamo il sostegno all’Ucraina e la voce chiara che si è levata in difesa di una pace giusta e duratura”.

Subito dopo l’udienza con Prevost, Zelensky ha incontrato il vicepresidente Usa. Vance ha voluto indossare la cravatta che Francesco gli aveva regalato nell’udienza svoltasi, a Casa Santa Marta, la domenica di Pasqua, la vigilia della morte del Papa. Lo ha fatto anche il giorno dopo la messa di inizio del pontificato di Leone XIV, quando è stato ricevuto in udienza privata da Prevost con il segretario di Stato Usa, Marco Antonio Rubio. Terminato il colloquio con il Papa, Vance si è incontrato con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali. “Nel corso dei cordiali colloqui in Segreteria di Stato – ha affermato il Vaticano – si è rinnovato il compiacimento per le buone relazioni bilaterali e ci si è soffermati sulla collaborazione tra la Chiesa e lo Stato, come pure su alcune questioni di speciale rilevanza per la vita ecclesiale e la libertà religiosa. Infine, si è avuto uno scambio di vedute su alcuni temi attinenti all’attualità internazionale, auspicando per le aree di conflitto il rispetto del diritto umanitario e del diritto internazionale e una soluzione negoziale tra le parti coinvolte”.

Molto significativo è stato anche il fatto che, proprio mentre Leone XIV riceveva Vance in Vaticano, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, era a New York, dove ha ricevuto il premio consegnatogli dalla Fondazione Path to Peace, istituita, nel 1991, dall’allora arcivescovo Renato Raffaele Martino, poi cardinale, quando era osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. “L’onore conferito – ha affermato il porporato che ha presieduto il conclave che ha eletto Prevost – trascende il personale e incarna lo spirito di collaborazione che è alla base della nostra sacra missione in un mondo che grida alla guarigione e alla riconciliazione”. Parolin ha ricordato che al centro dell’impegno della Santa Sede c’è il percorso tracciato dai vari successori di Pietro in favore della pace: “Ogni pontefice, nel suo tempo, ha gettato una luce sul cammino verso un mondo più giusto e pacifico, offrendo una saggezza che trascende i confini”. Adesso, ha aggiunto Parolin, questa “tradizione continua” con Leone XIV, ricordando che, nelle sue prime parole da Papa, ha fatto appello a “una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante”.

Fondamentali saranno le prossime mosse della diplomazia vaticana. Un’udienza privata del presidente Trump con Francesco, all’inizio del secondo mandato dell’inquilino della Casa Bianca, era stata già fissata da tempo. Ma, poi, gli impedimenti reciproci l’avevano fatta saltare. Trump, però, ha voluto essere a Roma, con la moglie Melania, per il funerale di Bergoglio. Fu proprio quella l’occasione di un faccia a faccia, nella Basilica Vaticana, con Zelensky. Il presidente Usa non è tornato in Vaticano per la messa di inizio pontificato di Leone XIV, ma è prevedibile un’udienza privata con il primo Papa statunitense nelle prossime settimane. Prevost, da cardinale, non ha mai nascosto la sua dura critica per le politiche di Trump e Vance. Eppure, divenuto Leone XIV, lo scenario è completamente cambiato. Lo si è visto in modo chiaro nel colloquio con il numero due della Casa Bianca, nel cui seguito c’erano anche uno dei due fratelli del Papa, Louis Martín, con la moglie. Prevost è consapevole che questa possibilità di mediazione, sua personale e del Vaticano, per la fine del conflitto russo ucraino non può essere sprecata. È una carta da giocare fino in fondo molto rapidamente. Gli errori commessi dalla diplomazia vaticana sotto il pontificato di Francesco, ma anche le incomprensioni di Zelensky con Bergoglio non devono ripetersi.

Sarà, inoltre, molto interessante vedere quale sarà il rapporto tra Leone XIV e il Patriarca ortodosso di Mosca, Kirill. Lo snodo ecumenico è fondamentale per riavvicinare il presidente russo Vladimir Putin alla Santa Sede. Il leader del Cremlino, infatti, era stato ricevuto tre volte in udienza privata da Francesco e il clima tra i due sembrava abbastanza cordiale. Poi, il conflitto russo ucraino ha interrotto bruscamente ogni dialogo. Prevost ora ha l’occasione di ricucire il rapporto con Mosca anche attraverso il Patriarcato ortodosso russo. Bergoglio e Kirill si sono incontrati una sola volta, il 12 febbraio 2016, nell’aeroporto di L’Avana, a Cuba, mille anni dopo il grande scisma del 1054 nel cristianesimo tra la Chiesa d’Occidente e quella d’Oriente. Il bis di quell’abbraccio, purtroppo, non è mai arrivato. Ora a Leone XIV la possibilità di un nuovo incontro con Kirill per contribuire anche alla ripresa di un dialogo concreto con Putin.

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