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La mafia voleva prendersi il Foggia: il club in amministrazione giudiziaria. Gli ultras, i clan e gli attentati: la strategia per far vendere la società

Una serie di estorsioni e intimidazioni riconducibili alla 'Società foggiata' contro il presidente della società di calcio, oggi dimissionario. Quattro arresti, nomi legati al clan Sinesi-Francavilla
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Una serie di estorsioni e intimidazioni con l’obiettivo di far vendere la società a un prezzo stracciato. Il Foggia calcio finisce in amministrazione giudiziarie dopo che le indagini della procura distrettuale antimafia di Bari hanno portato alla luce la pressione mafiosa nei confronti del club. Una strategia messa in atto da un gruppo di ultras diretta espressione della criminalità organizzata locale, riconducibile alla ‘Società foggiata‘. La Polizia di Stato ha dato anche esecuzione a un’ordinanza cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Bari su richiesta della Dda barese, nei riguardi di quattro persone ritenute gravemente indiziate del delitto di tentata estorsione in danno del presidente del Calcio Foggia 1920, Nicola Canonico, che un mese fa aveva annunciato le sue dimissioni. . Infine, sono stati notificati 52 Daspo emessi dal Questore di Foggia.

Il gip Antonella Cafagna ha disposto il carcere per Marco Lombardi, Massimiliano Russo, Fabio Delli Carri e Danilo Mustaccioli. Il nome di Delli Carri era già emerso in inchieste legate al Comune, come compagno dell’allora consigliera di maggioranza, Liliana Iadarola. Delli Carri era ritenuto degli inquirenti assiduo frequentatore di uomini legati alla batteria del clan SinesiFrancavilla. Un altro nome noto è quello di Massimiliano Russo, condannato a 11 anni in primo grado nell’ambito di un’inchiesta sulle estorsioni a tappetto a imprenditori e commercianti nel Foggiano. Anche questa legata alle attività della batteria Sinesi-Francavilla.

Il Foggia è la prima società sportiva alla quale viene applicata l’amministrazione giudiziaria per sottrarla alla pressione della criminalità organizzata, così come previsto dall’articolo 34 del Codice antimafia. La misura, eseguita stamani dalla Polizia di Foggia, ha la funzione di “sostenere e tutelare le imprese sottoposte al rischio di condizionamento mafioso“. Secondo quanto accertato dalle indagini, la lunga campagna di intimidazione e di azioni violente era diretta a costringere il titolare del club a dimettersi e a cedere il controllo della società, in seguito al suo rifiuto di affidare di fatto a quei medesimi gruppi i servizi di gestione del sistema delle sponsorizzazioni e degli accrediti per l’ingresso allo stadio, oltre che il controllo di assunzioni e rapporti professionali all’interno della società sportiva.

Gli attentati erano cominciati il 18 giugno 2023, con l’esplosione di colpi di fucile indirizzati all’auto dell’allora capitano del Foggia, Davide Di Pasquale. Sono culminati con la collocazione di un rudimentale e pericoloso ordigno esplosivo vicino all’automobile di Emanuele Canonico, allora vice presidente della società Foggia Calcio 1920. Nell’ambito delle indagini sono stati sventati due attentati incendiari alle auto dei vertici del Foggia Calcio 1920. Intercettazioni e perquisizioni hanno consentito, anche attraverso il sequestro di materiale informatico e documenti (fra i quali un foglio manoscritto, rinvenuto in possesso di uno degli indagati, sul quale erano stati cripticamente riportati gli obiettivi criminali), di collegare tutti gli episodi intimidatori ad un’unica regia.

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