Missione a Rafah, la protesta di ong e parlamentari al valico: “Non c’è più tempo. Subito il cessate il fuoco a Gaza”

A distanza di un anno, la delegazione italiana di parlamentari e organizzazioni umanitarie è tornata al valico di Rafah, al confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza. Questa volta però ha trovato le strade vuote, senza le colonne di camion fermi: da oltre due mesi da qui non parte nessun aiuto. “Il nostro obiettivo era chiaro: entrare a Gaza per contribuire a rompere il silenzio sullo sterminio del popolo palestinese, facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari e raccogliere testimonianze dirette” hanno commentato le diverse realtà che fanno parte della missione. Quel cancello però è rimasto sbarrato. Con noi, fuori, sono rimasti anche acqua, cibo e medicinali”. E proprio in serata è arrivata la notizia della decisione del premier israeliano Benjamin Netanyahu di riprendere il flusso di aiuti umanitari. Anche se non è ancora chiaro come questo avverrà in attesa dell’attivazione del nuovo meccanismo di distribuzione sostenuto dagli Stati Uniti, e se sarà coinvolto il valico di Rafah. Netanyahu ha spiegato che Israele “permetterà l’ingresso di una quantità minima di cibo per la popolazione, per prevenire una crisi alimentare che metterebbe a rischio le operazioni volte a sconfiggere Hamas”. Il premier ha inoltre sottolineato che “Israele agirà per impedire che Hamas possa controllare la distribuzione degli aiuti umanitari, garantendo che non raggiungano i terroristi”.
Alla delegazione italiana arrivata al valico, gli operatori della Mezzaluna egiziana hanno assicurato di essere organizzati e “pronti a consegnare” appena ci sarà possibilità. Il blocco non dipende dall’Egitto, ma da Israele”. La sfida che hanno ora è cercare “di non sprecare le tonnellate di beni” depositate nei magazzini. Dopo l’intervento dei soccorritori, la delegazione ha srotolato lo striscione “Basta complicità” davanti al valico sbarrato e alzato le foto dei leader europei. “Il tempo è finito” è l’allarme lanciato da Rafah. “Se non si agisce subito quel valico verrà riaperto solo per deportare la popolazione palestinese e completare l’annessione della Striscia di Gaza”. La comunità internazionale “osserva inerte uno sterminio in atto. I governi europei si sono voltati dall’altra parte. Questo silenzio è una responsabilità storica, politica e morale”. Il lavoro di mobilitazione ora prosegue in Italia. “Noi non ci fermeremo. Continueremo a denunciare, a portare la voce di chi è sotto assedio e costantemente minacciato dalle bombe. Promossa da AOI, ARCI, Assopace Palestina, alla missione hanno preso parte solo parlamentari dell’opposizione, Pd, M5s e Avs.