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Delitto di Garlasco, la gip: “Acquisire Dna delle gemelle Cappa e degli amici di Stasi e Sempio”

Pavia - La giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, ha formulato il quesito per i nuovi periti Denise Albani e Domenico Marchigiani. L'acquisizione riguarderà anche il medico legale, il personale del 118 e alcuni carabinieri
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Il nuovo colpo di scena dell’inchiesta bis sul delitto di Garlasco arriva a due giorni dalle perquisizioni a tappeto e le ricerche nel canale di Tromello, Il Dna delle gemelle Paola e Stefania Cappa, cugine di Chiara Poggi, quello dell’amico di Alberto Stasi, Marco Panzarasa, e quello degli amici di Andrea Sempio, Mattia Capra e Roberto Freddi, sarà acquisito per il maxi incidente probatorio deciso nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato Andrea Sempio, amico di Marco Poggi fratello della vittima. L’acquisizione riguarderà anche il medico legale, il personale del 118 e alcuni carabinieri.

La giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, ha formulato il quesito per i nuovi periti Denise Albani e Domenico Marchigiani e concesso un termine di 90 giorni per depositare la loro relazione tecnica. Il procuratore aggiunto Stefano Civardi e le pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza hanno invece rinunciato ad acquisire il Dna dei familiari della 26enne uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007 perché già acquisito da tempo. Le due sorelle, che in questi giorni sono ritornate alla ribalta della cronaca, non sono e non sono mai state indagate. Lo scopo delle acquisizioni è quello di effettuare comparazioni genetiche con il materiale che la procura ritiene ancora utilizzabile e comparabile.

L’udienza a Pavia – La decisione sulle nuove acquisizioni sono emerse durante l’udienza fissata per far procedere l’iter giudiziario della nuova inchiesta. In Tribunale a Pavia c’è stato il conferimento degli incarichi ai consulenti per stabilire se il Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi, sia utile e comparabile, con il materiale genetico prelevato o da prelevare ad altre persone. Sulla sua utilizzabilità infatti c’è stato un grande contrasto tra le parti. Gli esperti della procura ritengono che si possa fare, mentre per difesa e parte civile le tracce sono deteriorate. Tanto che l’esperto nominato nell’ambito del secondo processo d’appello ad Alberto Stasi. Il professor Francesco De Stefano, il perito nominato dai giudici e al quale sono stati affidati gli approfondimenti genetici, stabilì nel 2014 che era troppo degradato e in quantità troppo limitata, e quindi il confronto con il profilo genetico dell’imputato, pur evidenziando la compatibilità di 5 ‘marcatori’, non aveva dato esiti sufficientemente attendibili.

La richiesta della difesa Stasi – “La difesa di Stasi ha chiesto e ottenuto di estendere la l’acquisizione di Dna ad altri soggetti che frequentavano la famiglia o che potrebbero aver contaminato la scena del delitto. Tra questi vi sono le sorelle Cappa, Marco Panzarasa, carabinieri che hanno indagato in casa, soccorritori, e altri anche per contaminazione indiretta. In tutto una decina di persone, alcune estranee alle indagini. L’acquisizione dei Dna non prevede infatti automaticamente che i soggetti vengano indagati”, riferiscono gli avvocati delle varie parti all’uscita dell’udienza per l’incidente probatorio a Pavia nell’ambito della nuova indagine sul delitto di Garlasco.

L’ipotesi della procura – A distanza di 11 anni (dal processo bis di appello, ndr) gli inquirenti di Pavia – sono tre i pm che ora coordinano le indagini – sono convinti che quelle tracce siano utilizzabili e comparabili con il profilo genetico di Andrea Sempio, indagato nell’inchiesta. La giudice per l’udienza preliminare di Pavia, Daniela Garlaschelli, aveva ordinato la comparazione del Dna con le “ulteriori tracce biologiche” sulla scena del crimine. A Sempio è stato quindi prelevato il Dna.

Come si leggeva nell’ordinanza, la riapertura dell’indagine su Sempio – una era già stata archiviata così come una seconda che pur essendo a carico di ignoti si focalizzava su di lui – e “stata autorizzata (…) a seguito degli elementi nuovi e, in particolare, della utilizzabilità del profilo genetico estratto dal materiale biologico rinvenuto sotto le unghie della vittima e alla sua compatibilità con il profilo genetico riconducibile” al 37enne amico del fratello di Chiara. Utilizzabilità segnalata da una consulenza della difesa di Stasi, poi confermata dal genetista che si occupò del caso di Yara, Carlo Previderè, nominato dalla Procura di Pavia. Anche la giudice ha i suoi esperti nominati: sono entrambi della Polizia scientifica di Milano, sono la commissario capo Denise Albani e il sovrintendente tecnico dattiloscopista, Domenico Marchigiani.

Le comparazioni – Se l’esito sarà positivo, si procederà alla comparazione con l’unico indagato, al momento, del nuovo filone d’inchiesta, Andrea Sempio e su alcune altre tracce repertate e riconsiderate nelle nuove indagini affidate ai Carabinieri di Milano. Albani, genetista, allieva di Emiliano Giardina (il consulente ricusato nella prima udienza per via di una sua intervista rilasciata alle Iene nel 2017) a dover rivalutare i risultati presentati nel processo d’appello bis dal genetista De Stefano. Oltre che sul profilo genetico in esame, che permetterebbe solo di definire una linea genetica paterna, non una persona) si procederà su una serie di tracce, una sessantina, ripescate tra i reperti depositati in Tribunale a Pavia e al Ris di Parma. Tra questi ci sarebbero anche tre impronte senza nome su due cartoni di pizza mangiata da Chiara e Alberto la sera prima del delitto.

Le prossime date – Inizierà il prossimo 17 giugno a Milano l’attività di analisi affidata dal giudice di Pavia alla Polizia scientifica. L’analisi riguarderà anche le nuove tracce biologiche che verranno cercate sugli elementi mai analizzati nella villetta e poi confrontati con le tracce biologiche di una serie di persone (non indagate) che frequentavano casa Poggi. Si tornerà in aula a Pavia il prossimo 24 ottobre.

Le analisi e i tempi lunghi – I tempi che possono come sembrare lunghi servono per procedere anche all’analisi degli oggetti mai analizzati trovati nella spazzatura, tra cui la confezione di uno yogurt, una scatola di biscotti e un brick del tè, usati per la colazione del 13 agosto 2007. Ci vorranno ufficialmente almeno tre mesi per il deposito dei risultati ufficiali sul Dna trovate sulle unghie della vittima – verrà comparato con l’indagato Sempio e con quelli maschili chiesti dal giudice -, sugli oggetti poi bisognerà scegliere se cercare le impronte o il Dna: i reagenti sono diversi a seconda della ricerca e il reagente finisce per ‘contaminare’ l’oggetto, spiegano i genetisti.

Un elemento che rende impossibile una doppia ricerca sullo stesso punto dell’oggetto e che potrebbe essere ovviato (ipotesi tutta da verificare) tagliando il reperto, nonostante il rischio di perdere eventuali elementi presenti. “Questa valutazione – è certo l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi – verrà fatta con trasparenza da parte di tutti come è sempre stato in questa vicenda, quindi in contraddittorio: ci sarà il perito e i vari consulenti che decideranno oggetto per oggetto”.

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