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“Sono già diventato papà tre anni fa di due ragazze in Albania. A giugno diventano maggiorenni e lasceranno l’orfanotrofio per vivere a casa mia”: così Ermal Meta

L'artista salirà sul palco del Primo Maggio, confermato per il secondo anno consecutivo alla conduzione del Concertone di Roma

di F. Q.
“Sono già diventato papà tre anni fa di due ragazze in Albania. A giugno diventano maggiorenni e lasceranno l’orfanotrofio per vivere a casa mia”: così Ermal Meta

Ermal Meta ha lanciato il nuovo singolo “Ferma gli orologi” e si sta preparando per il palco del Primo Maggio, dal momento che è stato confermato per il secondo anno consecutivo alla conduzione del Concertone di Roma. In una lunga intervista a Vanity Fair il cantautore ha parlato della paternità e del suo amore per Fortuna: “L’ho vista così piccola, così indifesa… Anche se in realtà i dubbi più forti mi sono venuti prima, quando sono diventato papà, tre anni fa“.

Da qui il piccolo colpo di scena “famigliare” ed è proprio Ermal Meta a spiegarlo: “La mia compagna Chiara ed io a breve avremo con noi le nostre altre due figlie, che finora sono state in un orfanotrofio in Albania. Le abbiamo conosciute che avevano 15 anni, ma, non essendo sposati, non potevamo adottarle. A giugno compiranno 18 anni e potranno venire a vivere con noi. Ma, le dico, sono già le nostre figlie da tre anni. Non ne ho mai parlato”.

L’incontro è venuto “lavorando con questa casa famiglia che ospita bambine e ragazze spesso con storie terribili alle spalle. Ci vediamo sempre, da allora, o noi andiamo a trovarle o loro vengono qua, sono anni che siamo coinvolti in questa cosa”.

Poi la svolta: “Nel momento in cui sono andate via, un’estate, e mi sono reso conto che non avrei potuto più fare a meno di loro… Guardi è stato tutto casuale. Dovevo essere a Roma, poi a Milano, e invece ero a Bari a suonare. Mi chiama la suora che cresceva, e sostanzialmente ha salvato, le ragazze, che io già conoscevo essendo andato varie volte in quella casa famiglia, e mi dice che si trovano in città per fare un mercato di beneficenza. Cerco quindi di vederle, e quel giorno era il compleanno di Lume, ma non lo sapevo, lo stesso di quello di mia mamma, con cui avrei festeggiato la sera”.

E ancora: “Le vado a prendere e andiamo a pranzo fuori. Nel frattempo aspettavo una telefonata da un amico, che mi doveva dare una risposta per la vacanza che avremmo dovuto fare. Insomma, questo mi scrive e per il secondo anno anno di fila mi tira un bidone incredibile. Quindi io, che ero in macchina con loro, a un certo punto mi giro e dico: ‘Ragazze, ma voi che cosa dovete fare quest’estate?’. ‘Ah, no, niente’. ‘Se volete venire in vacanza con me e Chiara…’. Loro erano felicissime, la suora mi guardava perplessa, e io mi rendo conto un attimo dopo che non l’ho chiesto a Chiara. Così poi torno a casa e dico: “Amore, ti devo dire una cosa’. Le ho spiegato, ma anche lei era felicissima”.

Poi la presa di coscienza quando è finito il tempo trascorso tutti assieme: “Io e Chiara ci siamo ritrovati in un silenzio incredibile, loro facevano un baccano della Madonna ed era piombato un silenzio allucinante, io ho cominciato a piangere come un bambino, non riuscivo a fermarmi. Mi sono chiuso in bagno perché ero una maschera di dolore (…) Ho cercato subito dopo di capire come potevamo fare. Abbiamo seguito anche i consigli della suora, loro hanno finito le scuole superiori in Albania e adesso diventano maggiorenni potranno venire a stare con noi”.

Poi quando le due ragazze hanno scoperto che stava arrivando Fortuna: “È stato un momento incredibile. Si sono guardate… Io le ho subito rassicurate: ‘Non cambia niente, avrete una sorella in più’. Loro cercavano di mostrarsi felici. Ma lo capisco, perché in orfanotrofio quando vengono delle coppie, le ragazze più grandi si mettono sempre in disparte. Me lo avevano spiegato loro: le grandi non le vuole nessuno. E io avevo risposto d’istinto: ‘Ma vi voglio io'”.

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