Roma, 31 mag. (Adnkronos Salute) - Grande partecipazione alla tappa di Cesano Maderno del Giro d’Italia, dove Merck ha portato la campagna 'Non girarci intorno' per sensibilizzare sul tumore uroteliale. Durante l’evento, svoltosi presso il Villaggio del Giro d’Italia in Piazza XXV Aprile, un’instant survey condotta su circa 200 persone ha fatto emergere una fotografia chiara del livello di consapevolezza su questa forma di tumore alla vescica.
"L’83,9% degli intervistati ha dichiarato di conoscere la malattia e oltre la metà (54,8%) ha identificato correttamente la presenza di sangue nelle urine come uno dei sintomi principali. Tuttavia, circa il 25% ha ammesso di non sapere riconoscere i segnali della patologia - si legge nella nota - Importante, ma ancora parziale, anche la consapevolezza sui fattori di rischio: se da un lato l’83,9% è a conoscenza del legame tra fumo e tumore uroteliale, dall’altro circa il 50% degli intervistati non ha mai parlato di prevenzione oncologica con il proprio medico. Un dato che sottolinea quanto sia urgente rafforzare le attività di informazione e dialogo, per promuovere una cultura della prevenzione sempre più diffusa e consapevole".
“Oggi sono attive numerose campagne di informazione e di screening che permettono di individuare precocemente molte forme di tumore, e questo rappresenta un elemento fondamentale nella gestione della malattia oncologica – ha dichiarato il Professor Paolo Zucali, Associato di Oncologia Medica presso il Dipartimento di Scienze Biomediche, Humanitas University (Hunimed) - Intervenire su una patologia in fase iniziale ci consente di ottenere risultati terapeutici più efficaci. In parallelo, l’attenzione a uno stile di vita sano, che comprende una corretta alimentazione e una regolare attività fisica, gioca un ruolo chiave sia nella prevenzione che nel supporto alle terapie. I progressi nelle cure, uniti alla diagnosi precoce e alla promozione di comportamenti salutari, stanno contribuendo concretamente a migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti oncologici. In Lombardia, inoltre, possiamo contare su centri di eccellenza riconosciuti a livello nazionale e internazionale, dove si sperimentano terapie innovative che, in futuro, potranno diventare standard di cura, facendo della nostra Regione un punto di riferimento per l’oncologia".
Proprio il ruolo centrale dei Centri di eccellenza, evidenziato anche in Lombardia per la loro capacità di offrire terapie innovative e percorsi all’avanguardia, assume un significato ancora più rilevante nel campo dei tumori rari. A fronte dei significativi progressi ottenuti nella lotta ai tumori più diffusi, è fondamentale garantire che, anche le forme oncologiche meno comuni, possano beneficiare di percorsi diagnostico-terapeutici strutturati, fondati sulla collaborazione tra professionisti e sull’integrazione tra i diversi livelli dell’assistenza sanitaria.
“La gestione dei tumori rari – che colpiscono meno di 6 persone ogni 100.000 abitanti all’anno – richiede una rete solida e strutturata, ma soprattutto una forte collaborazione tra tutti gli attori coinvolti: dai Centri di riferimento alle strutture territoriali, dai medici di base agli specialisti. In questo contesto, i Centri specializzati rappresentano un punto di riferimento insostituibile: qui si concentrano competenze multidisciplinari, esperienza clinica e capacità di affrontare patologie complesse, spesso poco conosciute – dichiara il Professor Nicola Fazio, Direttore del Programma Tumori dell’Apparato Digerente e Neuroendocrini presso l’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) - Per questo esistono reti nazionali e internazionali, come la Rete Italiana Tumori Rari e la rete europea Euracan, che mettono in connessione questi Centri con il resto del sistema sanitario. È fondamentale che ogni paziente, ovunque riceva la diagnosi, venga indirizzato tempestivamente al Centro di riferimento più idoneo. La collaborazione è cruciale per garantire un percorso diagnostico-terapeutico efficace, ridurre i tempi e non lasciare il paziente da solo a gestire aspetti organizzativi e burocratici”.
“Sebbene siano stati fatti importanti passi avanti, in particolare grazie a una maggiore consapevolezza e al progresso tecnologico, la fase diagnostica resta una delle più critiche – prosegue il Professor Fazio - È per questo che serve sempre più condivisione di casi, confronto tra specialisti, e un lavoro integrato e continuo tra centro e periferia. La rete funziona se si collabora: e questa collaborazione deve ruotare attorno ai Centri specializzati, veri motori di qualità, innovazione e accesso equo alle cure per chi affronta un tumore raro”.
“Il nostro obiettivo è quello di contribuire a costruire una cultura della prevenzione che coinvolga tutti, dai cittadini ai professionisti sanitari - afferma Ramón Palou de Comasema, presidente e amministratore delegato Healthcare di Merck Italia - Con il progetto ‘Non girarci intorno’ vogliamo portare questo messaggio di conoscenza e attenzione ai sintomi della patologia in un contesto di grande visibilità come il Giro d’Italia, perché nella sfida ai tumori una diagnosi precoce può fare davvero la differenza. Si tratta per noi di uno sforzo di comunicazione senza precedenti, che conferma il nostro impegno in ambito oncologico con un approccio a 360 gradi: non ci limitiamo infatti allo sviluppo e all’offerta di soluzioni terapeutiche all’avanguardia, ma andiamo “oltre il farmaco” con iniziative di prevenzione e sensibilizzazione. Facciamo ciò coinvolgendo tutti gli attori del sistema salute (medici e società scientifiche, associazioni di pazienti e istituzioni), e sperimentando formati e canali sempre diversi, per raggiungere il maggior numero di persone possibile”.
La campagna “Non girarci intorno” è patrocinata da Fiaso, Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere, Simg, Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie, Siuro - Società Italiana di Uro-Oncologia e Associazione PaLiNUro – Pazienti Liberi dalle Neoplasie Uroteliali.